Calcio
Lugano, così fa più male
I bianconeri tornano da Ginevra con un carico pieno di rammarico
Pubblicato il 19.02.2024 09:34
di Silvano Pulga
Il Crus, a fine partita, ai microfoni della RSI, non ha usato giri di parole, per descrivere il proprio stato d'animo. E le stesse parole hanno usato tanti tifosi sui social. Si, girano le scatole quando perdi così una partita, contro un'avversaria diretta, quando ti trovavi in vantaggio a un quarto d'ora dalla fine, con una gara tutto sommato sotto controllo, nonostante nella ripresa i ginevrini abbiano giocato un po' troppo a ridosso dei sedici metri ticinesi. Va detto che il Servette è stato bravo a crederci sino alla fine, nonostante il mantenimento dell'iniziativa non avesse dato risultati concreti. La svolta è stata l'espulsione di Grgić, per fallo da dietro, mentre i suoi stavano subendo un contropiede sanguinoso da calcio d'angolo: una situazione che non si doveva verificare, così come il fallo da rigore di Hajrizi, molto simile a quello di Mai a Cornaredo contro lo Stade Lausanne. Ma lì, ormai, era saltata la concentrazione dei bianconeri i quali, talvolta, hanno di queste amnesie quando le cose vanno male. C'è ancora da lavorarci, insomma. Il gol del pareggio è arrivato in un momento delicato, vale a dire mentre la squadra stava cercando delle nuove geometrie, essendo rimasta in 10 e con 3 nuovi entrati: gli errori di piazzamento della retroguardia sono stati evidenti (troppo solo Stevanović sul secondo palo). Noi, vedendo la rete gonfiarsi, abbiamo istintivamente pensato a Don Carlo, il destro più potente della diocesi quand'eravamo bambini, la cui passione e competenza per il calcio era proverbiale, anche se, forse, non è mai diventato vescovo per questo motivo. Durante le partite, con la difesa in difficoltà, andava dietro la porta, invitando il portiere a far suoi tutti palloni in area piccola e dintorni, usando una dialettica magari poco evangelica, ma efficace. Va detto che, ieri pomeriggio, Saipi tra i pali si è molto ben disimpegnato. Don Carlo non è più tra noi da diversi lustri, e forse si è portato con sé una certa idea del ruolo, chissà. Peccato, perché la partita era stata fin lì ben gestita, al netto di un Guillemenot davvero sciagurato per i Grénats (a suo carico un paio di occasioni clamorose fallite una delle quali, a inizio gara, ispirata da un errore clamoroso di El Wafi, avrebbe potuto orientare la medesima in maniera del tutto differente), e del fatto che l'azione che ha portato al rosso per Grgić è nata da una traversa colpita da Celar di testa: col senno di poi, facile dire cosa sarebbe accaduto se la palla fosse entrata. L'esperimento dei 4 centrali, dovuti al forfait di Valenzuela all'ultimo momento, stava tutto sommato funzionando, mentre i cambi, nell'occasione, non sono stati in grado d'incidere. Ma, a questo giro, c'erano anche gli avversari, bravi a trovare le energie fisiche per assecondare la spinta psicologica del trovarsi in superiorità numerica. Il calcio, lo diciamo sempre, è anche e soprattutto testa. La pedata, lo sappiamo, non è razionale e, negli ultimi giri di orologio, questa sconfitta e la vittoria dello Zurigo a Lucerna, maturate entrambe nel finale, hanno modificato in peggio una classifica che, appunto, un quarto d'ora prima sorrideva decisamente ai ticinesi. Domenica, con lo Zurigo, non si dovrà sbagliare, ma la settimana sarà lunga. Per fortuna del Crus, le coppe europee delle altre e l'hockey distrarranno un po' i tifosi.
(Foto Keystone/Trezzini)