Yann
Sommer ha dichiarato che a Milano sta bene. È titolare indiscusso,
la città è alla moda e lo soddisfa, non è lontano dalla Svizzera,
la può raggiungere facilmente. Ha lasciato senza rimpianti uno
squadrone come il Bayern di Monaco. L'ambiente lo ritiene una
sicurezza. Ha imposto con garbo il suo stile. Abbina esperienza e,
nonostante l'età, reattività. Il suo comportamento è
inappuntabile, non è mai sopra le righe. Le sue parole esprimono
concetti e pensieri compiuti. Lo spinge la perseveranza: è un
portiere di vecchio stile, ma che ha saputo adattarsi ai tempi.
L'interismo lo ha accolto convinto delle sue doti: la solidità e la
continuità. La fiducia è cresciuta di partita in partita. Sommer
sta facendo la differenza e sta imponendo il carisma, è un finto
silenzioso, i compagni si fidano, i suoi interventi sono puntuali.
Tutto bene? Macché. Sembra che il portierone da qualche tempo legga
e rilegga lo stesso libro. È un romanzo di uno scrittore italiano
Alberto Moravia, è stato pubblicato nel lontano 1960, il titolo è
“La noia”. L'Inter, nei
campionati europei più importanti, ha la difesa migliore, ha subito
solo 12 gol, solo 4 nel 2024. Cambia la retroguardia, ruotano gli
uomini, ma la dinamica è sempre la stessa: non arrivano tiri nello
specchio della porta. Lo svizzero partecipa esclusivamente alla
manovra di ripartenza e presidia la sua area sui calci d'angolo. Dopo
assiste, in guisa atarassica, alle partite. I suoi compagni lo
proteggono adeguatamente, con perizia, e lui dirige con maestria il
reparto. Pochi e centellinati i suoi interventi, ma sempre decisivi.
L'Atalanta ha un attacco tra i più prolifici della Serie A, ma i
bergamaschi non sono mai riusciti a centrare la porta, il gol
annullato era scaturito da un errore in fase di ripartenza, commesso
da Pavard. Così vanno le cose, per il momento, per Sommer. Ma a
Madrid, tra qualche giorno, probabilmente, dovrà mostrare tutta la
sua abilità e aiutare concretamente i suoi compagni.
(Foto Keystone/Calanni)