Calcio
Ibra, il Milan è tuo
Cardinale ha deciso: lo svedese è l'uomo giusto al posto giusto
Pubblicato il 01.03.2024 08:26
di A. L.
Cardinale decide e Ibra comanda. Il proprietario americano ha prima scelto e poi investito il suo plenipotenziario. Pubblicamente è stato chiaro: “Io e Ibra non siamo soddisfatti, faremo dei cambiamenti”. Il novello dirigente è chiamato a sfornare “opinioni, prospettive e consigli”. I risultati non gratificano, si vuole ben altro, poiché il destino del Milan è la vittoria. E la costruzione dello stadio è un tassello fondamentale. Un impianto dove si possa giocare a calcio e sentire la musica, il modello è quello statunitense. E Ibra conferma la sua indole: “Penso che mancherò più io a San Siro di quanto San Siro mancherà a me”. Tra Cardinale e Ibra la sintonia è totale e profonda, il legame oltrepassa la stima, è fiducia reciproca e completa. Spiega il primo: “Zlatan ha l'autorità per parlare a mio nome con tutti a casa Milan”. Il secondo aggiunge: “Ho avuto un'offerta che non potevo rifiutare, ora devo pensare al club, mi piace fare qualcosa in cui si può fare davvero la differenza”. Lo svedese fa parte della categoria delle persone che intendono esplorare al massimo le opportunità concesse. Persone che si ritengono uniche e sono molto motivate. Tuttora non si propone e non vuole essere etichettato come uno normale. La spinta la riceve dalla percezione di considerarsi come il migliore. La pressione lo motiva. Basta seguirlo e la vittoria non diventa un miraggio, ma una realtà a portata di mano. Si potrebbe parlare anche di sicumera: la sicurezza presuntuosa. Si ostenta superiorità. Si manifesta certezza. E niente timori: quelli che bloccano e che non fanno agire. Una parte della psicologia ci conforta e ci delucida, il Sé è un processo di autorealizzazione. Quest'ultima è la tendenza degli individui che hanno la propensione a realizzare le proprie potenzialità. Persone che si percepiscono come speciali e sono molto ambiziose. Lo svedese è sicuro di sé. Non si sente e non vuole essere uno normale. Lui si ritiene come il migliore, è sorretto dalla volontà di potenza: un autentico superuomo. Eventuali fragilità non sono ammesse e se ci sono vanno nascoste. Non è il Super-Io, ma è l'Io-super.
Chiosa apparentemente provocatoria, ma in realtà tendenziosa: Maldini è stato drasticamente defenestrato in estate, la motivazione non ammetteva dubbi: voleva troppo potere. Forse ora tutto è cambiato e Ibra è più rossonero e competente di Maldini.
(Foto Keystone)