Cardinale
decide e Ibra comanda. Il proprietario americano ha prima scelto e
poi investito il suo plenipotenziario. Pubblicamente è stato chiaro: “Io e Ibra non siamo soddisfatti, faremo dei cambiamenti”.
Il novello dirigente è chiamato a sfornare “opinioni,
prospettive e consigli”.
I risultati non gratificano, si vuole ben altro, poiché il destino
del Milan è la vittoria. E la costruzione dello stadio è un
tassello fondamentale. Un impianto dove si possa giocare a calcio e
sentire la musica, il modello è quello statunitense. E Ibra
conferma la sua indole: “Penso
che mancherò più io a San Siro di quanto San Siro mancherà a me”.
Tra Cardinale e Ibra la sintonia è totale e profonda, il legame
oltrepassa la stima, è fiducia reciproca e completa. Spiega il
primo: “Zlatan ha
l'autorità per parlare a mio nome con tutti a casa Milan”.
Il secondo aggiunge: “Ho
avuto un'offerta che non potevo rifiutare, ora devo pensare al club,
mi piace fare qualcosa in cui si può fare davvero la differenza”.
Lo svedese fa parte della categoria
delle persone che intendono esplorare al massimo le opportunità
concesse. Persone che si ritengono uniche e sono molto motivate.
Tuttora non si propone e non vuole essere etichettato come uno
normale. La spinta la riceve dalla percezione di considerarsi come
il migliore. La pressione lo motiva. Basta seguirlo e la vittoria non
diventa un miraggio, ma una realtà a portata di mano. Si potrebbe
parlare anche di sicumera: la sicurezza presuntuosa. Si ostenta
superiorità. Si manifesta certezza. E niente timori: quelli che
bloccano e che non fanno agire. Una parte
della psicologia ci conforta e ci delucida, il Sé è un processo di
autorealizzazione. Quest'ultima è la tendenza degli individui che
hanno la propensione a realizzare le proprie potenzialità. Persone
che si percepiscono come speciali e sono molto ambiziose. Lo svedese
è sicuro di sé. Non si sente e non vuole essere uno normale. Lui si
ritiene come il migliore, è sorretto dalla volontà di potenza: un
autentico superuomo. Eventuali fragilità non sono ammesse e se ci
sono vanno nascoste. Non è il Super-Io, ma è l'Io-super.
Chiosa apparentemente provocatoria, ma in realtà tendenziosa: Maldini è stato drasticamente defenestrato in estate, la motivazione non ammetteva dubbi: voleva troppo potere. Forse ora tutto è cambiato e Ibra è più rossonero e competente di Maldini.
Chiosa apparentemente provocatoria, ma in realtà tendenziosa: Maldini è stato drasticamente defenestrato in estate, la motivazione non ammetteva dubbi: voleva troppo potere. Forse ora tutto è cambiato e Ibra è più rossonero e competente di Maldini.
(Foto Keystone)