Sommer qui, là, su e giù.
Dalle stelle (la nazionale elvetica e il Mönchengladbach) alle stalle (per come
lo hanno trattato al Bayern Monaco) e di ritorno alle stelle - per quanto stia
vivendo dalla scorsa estate a questa parte all’Inter.
Di Sommer in molti hanno affermato che sia una sorte di perfezionista. In realtà, già alla sua nascita si poteva pensare che Yann un giorno diventasse portiere.
Quando nasce il 17 dicembre 1988 a Morges (VD), mamma Monika e papà Daniel vengono sommersi di auguri e di regali. Nelle settimane seguenti ringraziano e distribuiscono dei biglietti di ringraziamento dove scrivono: "Mio padre mi ha appena iscritto alla squadra degli allievi K dell’FC Herrliberg. I miei grandi piedi e le mie mani sicure sono in effetti una garanzia per una promettente carriera tra i pali”.
In pochi potevano sapere che allora nacque un talento di portiere. Già suo nonno era portiere, tanto quanto suo padre Daniel e suo zio Marc, tutti numeri 1 di ottima fattura. La carriera di papà Sommer, tuttavia, si concluse prim’ancora che Yann nascesse, dopo due operazioni al menisco.
Un giorno, Yann rivede suo padre in azione. Nel 1992, all'età di 38 anni, Daniel sostituisce il fratello Marc, infortunato, per sei mesi con la maglia del già citato Herrliberg, in terza Lega. Yann, che ha solo tre anni, viene accompagnato dalla mamma, lo segue da dietro la porta e finisce pure sulla foto di squadra.
Quando ha quattro anni, Yann viene iscritto all'Herrliberg, luogo sulla riva destra del lago di Zurigo, la Goldküste (“costa d’oro”), residenza, tra le altre cose, della famiglia Blocher. Quando l'allenatore chiede ai ragazzi chi volesse giocare in porta, solo il piccolo Yann alzò la mano, rispettivamente i guanti. Da bambino non se li toglieva quasi mai, ricorda ancor oggi l’interista "nemmeno quando andavo a dormire. L'odore era molto speciale".
Di Sommer in molti hanno affermato che sia una sorte di perfezionista. In realtà, già alla sua nascita si poteva pensare che Yann un giorno diventasse portiere.
Quando nasce il 17 dicembre 1988 a Morges (VD), mamma Monika e papà Daniel vengono sommersi di auguri e di regali. Nelle settimane seguenti ringraziano e distribuiscono dei biglietti di ringraziamento dove scrivono: "Mio padre mi ha appena iscritto alla squadra degli allievi K dell’FC Herrliberg. I miei grandi piedi e le mie mani sicure sono in effetti una garanzia per una promettente carriera tra i pali”.
In pochi potevano sapere che allora nacque un talento di portiere. Già suo nonno era portiere, tanto quanto suo padre Daniel e suo zio Marc, tutti numeri 1 di ottima fattura. La carriera di papà Sommer, tuttavia, si concluse prim’ancora che Yann nascesse, dopo due operazioni al menisco.
Un giorno, Yann rivede suo padre in azione. Nel 1992, all'età di 38 anni, Daniel sostituisce il fratello Marc, infortunato, per sei mesi con la maglia del già citato Herrliberg, in terza Lega. Yann, che ha solo tre anni, viene accompagnato dalla mamma, lo segue da dietro la porta e finisce pure sulla foto di squadra.
Quando ha quattro anni, Yann viene iscritto all'Herrliberg, luogo sulla riva destra del lago di Zurigo, la Goldküste (“costa d’oro”), residenza, tra le altre cose, della famiglia Blocher. Quando l'allenatore chiede ai ragazzi chi volesse giocare in porta, solo il piccolo Yann alzò la mano, rispettivamente i guanti. Da bambino non se li toglieva quasi mai, ricorda ancor oggi l’interista "nemmeno quando andavo a dormire. L'odore era molto speciale".
Nel ’97 la famiglia Sommer si
trasferisce a Basilea dove il padre diventa allenatore dei portieri del
Concordia, la seconda squadra di Basilea che viene promossa in “B”.
Quattordicenne, dal “Congeli” passa al Basilea. A 18 anni entra in prima
squadra quale terzo portiere dietro a Costanzo e Crayton, ma siccome anche qui
in allenamento le porte sono due, l’allenatore Christian Gross lo fa giocare
spesso come terzino destro. I suoi avversari interni sono Mladen Petric, Eren
Derdiyok, Christian Gimenez o Julio Hernan Rossi. Qualcosa nel gioco coi piedi,
insomma, lo imparò.
Sebbene la carriera di Sommer
non sia stata pianificata fin dalla nascita, la costruzione della medesima è
molto propedeutica: due anni di apprendistato con prestiti al Vaduz (50
partite) e uno al Grasshoppers (33 partite), tra cui una parentesi a Basilea (6 partite). E nell'estate
del 2014, dopo 106 match e con sei titoli all'attivo in quattro stagioni, si
trasferisce dal Basilea al Borussia Mönchengladbach diventando, dopo il ritiro di
Benaglio, il numero 1 in nazionale. Da dove saluta dall’alto delle sue 87
presenze.
Sommer è diventata una stella
del calcio che si può toccare. Sempre cordiale e rilassato, sia con i tifosi
che con i giornalisti. E ha dei passatempi piuttosto insoliti, almeno per un
calciatore: suona la chitarra e a Mönchengladbach prendeva lezioni di canto.
"La musica mi equilibra e mi fa incontrare altre persone che allargano i
miei orizzonti", disse un giorno al settimanale Sportbild. È appassionato
di cucina, si interessa di architettura e scatta regolarmente fotografie. Per
questo motivo, a ogni viaggio porta con sé una piccola macchina fotografica.
È sposato dal 2019 con Alina,
conosciuta tre anni prima. Le loro figlie sono Mila (che in ottobre avrà cinque
anni) e Nayla (tre in giugno). Nel documentario "Yann Sommer - out of the
box", trasmesso su SRF prima dei Mondiali di calcio in Qatar, Alina (licenziata
in giurisprudenza) si entusiasma per l'incredibile calma e l'amorevolezza di
Yann nei confronti dei bambini, rivelando anche la distribuzione dei ruoli in
famiglia. Lui si occupa della sua carriera calcistica, lei dei bambini. Alina: "È
quanto abbiamo deciso. Tuttavia, devo aggiungere che non vedo l'ora di tornare
a lavorare come avvocato, un giorno".
Già, un giorno. E se Yann giocasse come Buffon fino a quarant’anni (e oltre...)? Quando (nel 2025) gli scadrà il
contratto all’Inter avrà quasi 37 anni. Risposta al Blick: “Poi vediamo”. In
un’altra intervista degli scorsi giorni, però, ha messo le mani avanti: “Per
una squadra svizzera solo il Basilea”.
Ma da qui a là ci sarà ancora tempo, anche perché la fine sembra piuttosto lontana. Perché Sommer è un professionista vero, che si allena con diligenza e professionalità: un perfezionista e un modello di comportamento. Vuole ottenere il
massimo da se stesso e dal suo corpo. Per questo motivo il suo piano di
allenamento, alimentazione e sonno è meticolosamente studiato. A ciò si
aggiungono l'allenamento mentale, la meditazione e la concentrazione. Si dice
che Sommer completi regolarmente anche un programma di esercizi per i muscoli
degli occhi.
Ecco spiegato, forse, perché a quest'età, è ancora a questi livelli. E promette di restarci a lungo.
(Nella foto Keystone, Yann Sommer con la maglia del Grasshoppers nel 2009)