HOCKEY
Gianinazzi e Cereda, errori e riflessioni
Lugano disastroso all'inizio, Ambrì paralizzato nel finale: di chi la colpa?
Pubblicato il 08.03.2024 09:41
di L.S.
Alla fine, ne è venuto fuori un pareggio che suscita sentimenti contrastanti.
Il Lugano può tornare a casa con un abbozzo di sorriso, perché sul 4 a 0 avrebbe potuto tranquillamente affondare. E forse chiudere lì la sua stagione. E invece la squadra di Gianinazzi, minuto dopo minuto, è cresciuta, fino a completare una pazza rimonta.
Se è vero che in casa bianconera si può tirare un sospiro di sollievo per come è andata a finire questa gara-1, bisognerebbe anche interrogarsi di come sia stato possibile andare sotto in maniera così netta, contro un Ambrì che si sapeva sarebbe partito con il piede sull’acceleratore.
I bianconeri, lenti, confusi e privi di idee, hanno subìto in maniera quasi imbarazzante per tutto il primo tempo, come se non si aspettassero questa entrata in materia degli avversari. E pensare che Gianinazzi aveva parlato di "frustrazione da convertire in energia positiva".
Se è vero che Koskinen ha sulla coscienza il secondo gol, è innegabile che il portiere finlandese abbia poi salvato la sua porta in almeno altre due clamorose occasioni.
A dimostrazione dello stato confusionario di una squadra che non era assolutamente pronta all’assalto dei leventinesi.
Gianinazzi, oltre che a essere soddisfatto per la reazione dei suoi ragazzi, dovrebbe interrogarsi su come sia stato possibile farsi sorprendere in maniera così plateale.
Verrebbe da dire che contro qualsiasi altra squadra, probabilmente, i bianconeri avrebbero perso. E invece, per loro fortuna, dall’altra parte c’era l’Ambrì Piotta.
Sì, quell’Ambrì di cui si è parlato tanto alla vigilia, di cui si è messo l’accento sulla mentalità (non) vincente.
Sarà un caso, o forse no, l’Ambrì ieri sera aveva l’occasione per dimostrare di aver lasciato il passato alle spalle, di aver fatto quel famoso step in avanti. Cereda alla vigilia aveva parlato di una squadra che doveva sfruttare il trend positivo del finale di Regular Season: quale occasione migliore dopo un 4 a 0 che sembrava una sentenza?
E invece no, il braccino corto, quella paura che diventa affanno, quel disorientamento che coinvolge chi sta sul ghiaccio e in panchina, hanno contribuito a subire una rimonta che si veniva arrivare.
Purtroppo, né giocatori né allenatore sono stati in grado di frenare il dominio del Lugano, tanto che se la partita fosse durata un paio di minuti in più, probabilmente, l’Ambrì avrebbe perso.
Cereda ha ammesso che la sua squadra ha tolto il piede dall’acceleratore. Già, ma perché? Una dichiarazione che avrebbe bisogno di approfondimenti, perché così, da sola, non basta a spiegare e giustificare l’attitudine dei suoi giocatori. 
È vero che alla fine ne è venuto fuori un derby divertente e imprevedibile, che rimanda tutto a domani sera, ma quello che è successo durante questa partita suscita parecchie riflessioni e perplessità.
Da una parte e dall’altra.
(Foto Keystone/Golay)