Il
mondo delle ruote è in subbuglio, le voci si rincorrono. In Spagna
sono quasi sicuri, sta per arrivare una rivoluzione premeditata che
capovolgerebbe il ciclismo. E sarebbe un cambiamento necessario, la
situazione è insostenibile, il movimento è alle prese con crisi
economica strisciante. Il famoso e famigerato “business” non
regge, le grandi squadre costano e tanto, l'attuale modello non
funziona. Gli introiti arrivano dalle sponsorizzazioni. Ma le spese
aumentano a dismisura, si è parlato che due colossi come la Visma e
la Soudal volessero fondersi. Urgono soluzioni, il progetto sarebbe
pronto, ecco l'idea del secolo: una Super League, chiamata One
Cycling e guidata da cinque grandi squadre. La ricerca è sempre la
stessa: una fetta maggiore dei diritti televisivi. Seguono con
attenzione e interesse la vicenda la società finanziaria CVC e l'Arabia Saudita,
soggetti pronti a investire, soldi freschi e sonanti sono subito
pronti. I media spagnoli parlano di una bolla che potrebbe esplodere
da un momento all'altro. Miguel Indurain spiega che è “normale
che le squadre vogliano meno incertezze”. Il ciclismo è in
continua espansione in termini di popolarità, ma dovrebbe crescere
in maniera più ordinata. L'ex campione nota: “Ci sono tante
gare che a volte mi è difficile seguire tutto”. Ma il ciclismo
non si pratica in uno stadio e non lo si può paragonare al calcio.
La sensazione è quella che ci siano troppe gare, una pletora di
competizioni. Plugge, uno dei massimi dirigenti della Visma, osserva:
“I nostri concorrenti sono la Champions, il golf, la NBA, la
Formula 1”, autentici colossi. È convinto che le squadre siano
indifese, pur essendo gli attori principali dello spettacolo. I
grandi marchi sono attratti da una disciplina che è viva, ma
ifermo da troppo tempo. Il paradosso lo sintetizza Eusebio Unzue: “Il ciclismo
è lo sport più immobile che esista oggi. Quasi tutti si evolvono e
noi facciamo le stesse cose da 40 anni”. Le proposte di
mutamento provengono da ambiti diversi. Ma la formula non è ancora
del tutto chiara.
(Foto Keystone/Borras)