CICLISMO
"Stavo bene, pedalavo con la testa leggera..."
L'italiano Bettiol vince la Milano-Torino: deludono gli elvetici
Pubblicato il 13.03.2024 16:56
di Silvano Pulga
La Milano-Torino, da classica autunnale che annunciava il Giro di Lombardia, è diventata invece la rampa di lancio della Sanremo, la classicissima di primavera. Per questo motivo, si è scelto di alleggerirla un po': 160 km il tracciato e, soprattutto, niente arrivo a Superga ma in pianura, a Selassa, nel Canavese, per un percorso pianeggiante, perlomeno nella prima metà di gara. Nel finale, primo passaggio in zona arrivo a 44 km dal traguardo, da dove i corridori hanno affrontato un circuito con due asperità, entrambe di circa 4 km: la prima, da Rivara a Prascorsano, quota 594, con pendenze fino all'11%; la seconda, dopo Cuorgné, sino a Colleretto Castelnovo, quota 560, quest'ultima a 18 km circa dalla conclusione, con discesa fino in pianura, transitando da Castellamonte. Giornata dal clima primaverile, che ha invogliato tutto sommato a togliere i giubbotti e a scaldarsi al sole.
Prima fuga già a inizio gara: a scappare sono l'italiano Marco Murgano della Corratec, Marcel Camprubì della Eolo-Kometa e Mattéo Vercher della Total Energies. I tre, che riescono a guadagnare fino a 4' sul gruppo, vengono raggiunti a una quarantina di km dall'arrivo, prima dell'inizio del circuito finale, che prevede, appunto le due erte di giornata. A scappare, sulla prima salita, è Alberto Bettiol della EF Education, dopo che a dare i primi strappi era stato Diego Ulissi della UAE Emirates, per portare avanti il compagno di squadra, l'elvetico Marc Hirschi, uno dei velocisti favoriti per la vittoria finale. Il gruppo si sgrana in più tronconi ma, a staccarsi, è proprio il toscano, che scollina con una vantaggio di 35' secondi su un plotoncino di 15 corridori, tra i quali gli svizzeri Marc Hirtschi e il compagno di squadra Jan Christen. 
Il toscano affronta davanti anche l'ultima difficoltà di giornata. Dietro sembrano faticare a trovare l'accordo ma, sulla cima dell'ultima salita, il vantaggio del battistrada si riduce a 17'. La discesa sino a Salassa viene affrontata dal battistrada con lo stesso spirito di una cronometro, con i corridori che superano gli 80 km/h. Dietro, sul tratto pianeggiante finale, il portacolori rossocrociato della UAE Emirates Jan Christen tenta l'ultimo allungo, ma Alberto Bettiol resiste e taglia il traguardo a braccia alzate, con una manciata di secondi ancora di margine. Era dal 2015 che un italiano non vinceva questa classica: dietro di lui, rispettivamente a 7" e a 9", i nostri Jan Christen e Marc Hirschi.
A fine gara, abbiamo fatto i complimenti  al vincitore, facendogli notare che ci è piaciuto soprattutto il fatto che non si sia mai voltato per vedere gli inseguitori, oltre all'intelligenza di essersi presentato ai primi posti del plotone all'inizio della salita di Prascorsano, che presentava un paio di strappi nervosi e, soprattutto, era caratterizzata dall'essere molto stretta: "Sai, anche da professionista tendi a ricordare gli insegnamenti di quand'eri ragazzino: mai girarsi per vedere gli avversari, resta davanti per controllare. Stavo bene, pedalavo con la testa leggera, non avrei fatto un dramma se mi avessero preso, avevamo come piano B di portare il nostro velocista a giocarsi le sue carte in volata. Sono riuscito ad arrivare, è andata meglio di Glasgow (campionato del mondo 2023 - ndr) e, in un ciclismo come quello di oggi, dove vincono sempre gli stessi, è stato bello arrivare, una volta tanto, davanti a tutti."Delusi i due elvetici. Al microfono della RCS, Hirschi ha detto che si aspettava che la Bora chiudesse lo strappo, ma così non è stato, mentre Christen ha affermato di sentirsi felice per il podio, ma è consapevole che la sua squadra puntava alla vittoria, e di vivere quindi sentimenti contrastanti. Per tutti, appuntamento a sabato per la Milano-Sanremo. 
(Alberto Bettiol a mani alzate, foto Keystone/Ferrari)