Calcio
In fede...
Quando il calcio mostra il suo lato spirituale
Pubblicato il 14.03.2024 06:30
di Emilio Di Nunzio
Io tutto posso in colui che mi dà forza” scrive San Paolo nella Lettera ai Filippesi. Questa è la citazione cristiana che Adriano Leite Ribeiro, calciatore dell’Inter morattiana, ricordato da molti con il soprannome di “Imperatore”, scelse di esibire dopo il primo dei suoi tre gol in un match di Champions League dei primi anni 2000 contro il Porto. Devozione autentica o semplicemente un gesto benaugurante? Sottile e difficile determinare all’apparenza quale sia la verità. Ciò che è certo è che la fede è qualcosa di strettamente personale, un rapporto che molti preferiscono vivere nel privato. Tra i molti ci sono anche i calciatori, la cui notorietà spopola su tutti i social, ma dove oggi il confine tra sfera privata e pubblica non esiste più. La grande fama di cui godono questi sportivi fa sì che anche la fede venga coinvolta in una dimensione di dominio pubblico. Nelle manifestazioni sportive, molti atleti colgono l’occasione per ostentare al mondo intero la propria credenza. Tanti sono gli esempi che si potrebbero citare: l’acqua santa del Trap; le magliette dei brasiliani; i versetti buddhisti di Roberto Baggio. Quest'ultimo ha sempre attribuito al benessere derivante dalla fede nel buddhismo la capacità di risollevarsi dai non pochi eventi sfortunati della sua carriera. Aderente alla Soka Gakkai, il divin codino ne portava i colori e alcuni versetti sulla fascia da capitano. Lo storico capitano dell’Inter, oggi vicepresidente del suo ex club, Javier Zanetti, ha raccontato in varie interviste di essere un credente devoto alla figura di Santa Rita da Cascia. La notte del 22 maggio 2010, una data che rievoca dolci ricordi nelle menti di tutti gli appassionati interisti, l'argentino allo scoccare della mezzanotte nella sua stanza d’albergo decise di accendere una candela per celebrare la festività religiosa della Santa scomparsa il 22 maggio 1457. Per altri personaggi del mondo del calcio, la fede ha rappresentato una vera e propria scelta di vita, come per il nigeriano Taribo West, che al termine della sua carriera da calciatore ha deciso di diventare un predicatore. Queste testimonianze indicano che la fede resta sempre qualcosa di strettamene intimo, rispondente a bisogni e necessità diverse. Il credente rivolgendosi alla divinità prega per un senso di benessere interiore, per ricevere il dono di una pace e di una forza che lo possa accompagnare nel corso delle sfide e delle difficoltà che la vita presenta quotidianamente. Rispetto agli ultimi 20 anni oggi è più raro vedere un calciatore esibire segni o simboli del proprio culto religioso. E si impone un dilemma: la fede sta diventando sempre qualcosa di più privato oppure come per le nuove generazioni anche per i calciatori c’è indifferenza verso la religione?
(Roberto Baggio, nella foto Keystone/Aguilar)