HOCKEY
È tutta questione di mentalità?
Buona regular season ma play-in deludenti: la stagione dell'Ambrì fa discutere
Pubblicato il 15.03.2024 08:41
di Joe Pieracci
Quella dell’Ambrì è stata una stagione con due facce. La regular season è stata lunga e sorprendente: spettacolo sul ghiaccio, emozioni sugli spalti e ottavo posto in classifica. La squadra - grazie anche al ritorno di Formenton e in parte a quello di Heim - è andata oltre le aspettative estive di dirigenti e tifosi. E l’obiettivo dichiarato (entrare tra le prime dieci) è stato raggiunto con grande entusiasmo collettivo.
Poi nei play-in, i biancoblu, su quattro partite, non ne hanno vinta nemmeno una. Dunque, pur giocando bene - a tratti - questa post season è stata una grande delusione. Con il Bienne, che è oggettivamente molto più forte, non c’è stata storia. Con il Lugano invece, che quest’anno non sembra così distante dai biancoblu, la sfida è stata buttata al vento negli ultimi minuti di gara-1. E quegli ultimi, maledetti, 5 minuti sono diventati lo spartiacque simbolico sul quale sono naufragate le ambizioni del club. 
Ma come mai il Lugano ha creduto in quella rimonta, pur essendo in svantaggio di 4-0? E perché l’Ambrì si è fatto raggiungere quando ormai sembrava aver la vittoria in tasca?

È tutta una questione di mentalità, sostengono alcuni. Quella del Lugano è – a tratti – vincente. Quella dell’Ambrì invece è perdente: squadra e staff tecnico hanno avuto paura di perdere. Le teste si sono spente e le gambe hanno iniziato a tremare. Blackout. E di questo andrà tenuto conto nel prossimo mercato.
No, è una questione di appagamento, sostengono altri. L’obiettivo del Lugano era quello di fare i playoff e dunque i bianconeri hanno lottato fino in fondo. Quello dell’Ambrì era invece già stato raggiunto e dunque non c’era più la necessaria tensione, non c’era più fame. Inoltre la società, mostrandosi soddisfatta della stagione e convocando una festa di fine anno per sabato 16 marzo, subito dopo le seconda sconfitta decisiva con il Bienne, non è che lo specchio di questa mentalità che porta ad accontentarsi. Ma che in futuro andrà corretta.
Ad ognuno di pensarla come meglio crede. E anche la società farà e comunicherà i suoi bilanci. Di certo il livello del campionato svizzero è molto alto ed i limiti economici del budget biancoblu vengono messi a nudo proprio nei momenti decisivi. Sono reali e questo incide, è giusto ribadirlo.
Nota a margine: perché si tifa per il villaggio gallico e non per i Romani? O per i 300 spartani guidati al massacro da Leonida alle Termopili invece che per i Persiani? Perché il vincente in fondo non ha bisogno del nostro tifo per vincere. Un perdente invece sì, ne ha bisogno per poi regalarci - in rari, sublimi, casi - una catarsi collettiva in caso di vittoria. “Tu vis des émotions de malade et c'est dur…”. Johnny Kneubuehler, in lacrime, l’ha spiegata così, prima di salutare la curva per l’ultima volta.
(Foto Keystone/Crinari)