Domenica
pomeriggio. A Manchester si sono affrontati lo United e il
Liverpool, in palio c'era il passaggio di turno per le semifinali
della Coppa d'Inghilterra. È stata una partita epica, spettacolare,
emozionante. Il risultato è stato di 4 a 3 per i padroni di casa. I
ritmi sono stati forsennati. Il Liverpool ha dominato tatticamente,
ma non è bastato. Lo United ha improvvisato e non si è mai arreso.
I supplementari e i capovolgimenti di fronte raccontano di un
incontro appassionante. Uno spettacolo che racchiude una bellezza non
perfetta, effimera ma che attrae anche lo spettatore neutrale. Il
Teatro dei sogni ha spinto, con forza e potenza, i suoi beniamini e
ha creato un'atmosfera incredibile. I riti hanno bisogno di essere
confermati e le repliche sono sempre diverse. E il football ha
rinnovato la sua essenza, il calcio inglese ha espresso la sua supremazia,
il suo dominio planetario non ha concorrenti credibili.
Domenica
sera. A Milano alla Scala del
calcio si fronteggiavano Inter e Napoli. È stata una partita
scialba, anonima e sincopata. È finita con un pareggio dove la noia
è stata la protagonista assoluta. Ha prevalso la stanchezza. La
cifra tecnica è stata la normalità. I nerazzurri meritavano, ma non
sono riusciti ad assestare il colpo decisivo. Hanno giocato a
sprazzi, con un ardore ridotto al minimo. Gli azzurri sono una
parvenza di squadra. Sono evaporati rispetto alla passata stagione.
Navigano sull'onda della precarietà. Mettono in campo esclusivamente
la tensione nervosa. La Serie A arranca, si fa irretire dal suo
passato, non può essere ambiziosa, poiché non ne ha le
potenzialità. Tutto è fermo, le Istituzioni sono incapaci di
imprimere una svolta politica, il prodotto è stantio. Che cosa
rimane al calcio italiano? La passione popolare; un tifo che non
conosce limiti. La provincia è salva.
(Foto
Keystone)