AUTOMOBILISMO
This Swiss Moser was a "fast one"
Jackie Stewart ricorda Silvio Moser
Pubblicato il 19.03.2024 08:20
di Giorgio Keller
Nel 2024 ricorre il 50. anniversario della scomparsa del pilota ticinese Silvio Moser, che ricorderemo nel corso dell’anno con diversi interventi; il primo di questi ve l’avevamo presentato alcune settimane fa, ricordando le sue vittorie e il suo dominio in occasione della Temporada Argentina per macchine di Formula Junior del 1964. 
Nel 2014 e nel il 40. dalla morte, il sottoscritto aveva ideato e dato alle stampe il libro “Silvio Moser, pilota indipendente”. Contattai il tre volte campione del mondo di Formula 1, Jackie Stewart, chiedendogli se e come si ricordasse di Moser. Dopo alcuni tentativi, un giorno l’ufficio di Jackie Stewart, gentilmente richiama. Ecco il contenuto della risposta:
Cari amici di Silvio Moser, sono lieto di dividere con voi alcune vecchie memorie che lo riguardano.
Mi ha fatto piacere che mi abbiate interpellato perché d’un tratto ho dovuto cominciare a far mente locale… tornando indietro di 50 anni. Incredibile, è passato mezzo secolo da quando, nel 1964, ebbi Silvio Moser come avversario. In quell’inverno, nel team inglese di Ken Tyrrell si liberò un abitacolo in seguito all’incidente di Tim Mayer nella Coppa di Tasmania a Longsford. Tim era fratello di Teddy Mayer che più avanti diventerà comproprietario della McLaren.
Dunque, partiamo con l’ambizione di disputare tutto il campionato inglese e le gare più importanti sul continente. Sarà una stagione molto fortunata per me. Lasciatemi dire che in quell’ anno era abbastanza difficile battermi ma uno che mi arrivava sempre vicino ogni qualvolta correvamo sullo stesso circuito, era Silvio Moser. Oltre a lui, c’erano due francesi veloci, Eric Offenstadt e Jean-Pierre Jaussaud. Mi gironzolavano sempre attorno. Difficile dire a questo punto, cercare ragioni per le quali io abbia potuto godere di ulteriori successi fino in Formula 1 mentre che degli altri man mano ne abbia perso le tracce.
Arrivare in Formula 1 è sempre l’unione di diverse circostanze: fortuna, caparbietà, legami, possibilità, qualità, capacità. Di Silvio Moser, per quanto mi ricordo, posso dire una cosa certa: le capacità non gli mancavano. This Swiss Moser was a fast one – questo svizzero Moser era uno veloce.
Credo di essermi reso conto per la prima volta di Silvio Moser al Gran Premio di Monaco del 1964. Mi avevano parlato di lui. La F3 a Montecarlo era la gara più prestigiosa della stagione per noi giovani piloti. Dico giovani piloti anche se avevo già 25 anni, dunque da non equiparare ai tempi moderni dove a quest’età puoi già aver vinto tre titoli di F1. Fare una gran gara nel Principato è una sorta di biglietto da visita, una raccomandazione per le scuderie di F1.
Nelle prove siamo divisi in due gruppi. La mia Cooper T72 BMC stacca il miglior tempo e la sua Brabham BT6 BMC altrettanto, ognuno per la propria batteria di qualificazione. Vinco la mia in 28 minuti e 45 secondi e lui la sua in 28 e 52. Gli altri tutti lontani, 15 e passa secondi di ritardo. Mi rendo conto che per i 24 giri della finale, solo impegnandomi al massimo riuscirò a contenere Silvio. Altri avversari non ce ne sono. Dal momento che nelle prove comunque riuscivo a girare in tempi migliori dei suoi, la mia tattica di gara è semplice: devo partire davanti e rimanerci. Mi segue per alcuni giri, poi riesco a guadagnare terreno e a vincere. Ci rivediamo sul podio.
Un mese dopo siamo a La Châtre, al centro della Francia. Il circuito è piccolo, stretto, appena 1,2 chilometri di lunghezza con una dozzina di curve e si gira in 40 secondi. Anche qui, due batterie. Per mia fortuna, mettono Silvio Moser nell’altro gruppo dove se la vede con Eric Offenstadt che gli si mette davanti in batteria. La loro qualifica è più veloce della nostra, dunque, in finale mi toccherà stare attento a quei due. Mentre Offenstadt va via davanti, riesco a controllare Silvio. Gli altri, tutti doppiati! Un altro gran bel podio tra gente veloce.
Dal momento in cui sono abbastanza impegnato nel campionato inglese, i nostri incontri ravvicinati in definitiva rimangono pochi. A Zolder in Belgio, a fine agosto, posso debuttare in Formula 2 ma si corre anche una manche unica di Formula 3. Domino le prove finché all’ultimo momento… non mi ci si mette davanti Silvio Moser? Toh, ancora lui!  Siamo entrambi in prima fila e tutto lascia presagire una bella battaglia. Partiamo per il giro di formazione ma a un certo punto sento un rumoraccio dal ponte posteriore. Mi si blocca il differenziale e non riesco più a mettere le marce. Parcheggio la mia Cooper sul prato e mentre rientro a piedi, sfila via la Brabham di Silvio che va a vincere indisturbato. Ne poteva venir fuori una gran corsa.
Al termine della stagione il quotidiano sportivo francese «L’Equipe» mi elegge miglior pilota stagionale di Formula 3, davanti a Silvio Moser: non c’era da dubitarne. Insomma, ci siamo incontrati poco ma quelle poche volte, Silvio ce l’avevo sempre vicino.
Chiuderò l’anno debuttando in Formula 1 in Sudafrica e firmando per il Team BRM per il 1965 dove termino il campionato di F1 in terza posizione, vincendo il mio primo Gran Premio: a Monza”.
(Foto Keystone)

*Jackie Stewart
Sir Jackie Stewart OBE (The Most Excellent Order of the British Empire, abbreviato OBE, maggior ordine di merito inglese), classe 1939, è stato tre volte campione del mondo di Formula 1 (1969, 1971, 1973) correndo 99 Gran Premi di cui ne ha vinti 27. Ha vissuto per molti anni a Begnins sul lago Lemano. 
Nel 1992 ha creato un team di Formula 3000 per il quale corse il luganese Andrea Chiesa, più avanti anche la scuderia Stewart Grand Prix (una vittoria con Johnny Herbert). Oggi Stewart ha un ufficio a Londra e segue la Formula 1 come consulente.