Calcio
Il calcio veste rosa
E anche in Germania la polemica è servita
Pubblicato il 21.03.2024 07:49
di Red.
Il calcio del secondo millennio, per lunghi tratti, è stato conservativo. Una tradizione potente, che richiedeva di essere rispettata. Un rito che confermava, continuamente, se stesso. Una liturgia laica alimentata dal suo passato. Poi, come nella maggior parte delle vicende umane, tutto è cambiato. I costi sono esplosi. I club europei e le Federazioni, alla ricerca di soldi, hanno rivolto lo sguardo verso gli Stati Uniti. E hanno scoperto il “merchandising”. E hanno realizzato che la “maglia” poteva essere un formidabile prodotto. Un tempo era intonsa, era il vessillo che rappresentava i colori, non poteva essere contaminata. I numeri andavano dall'uno all'undici e indicavano un preciso ruolo del calciatore sul terreno da gioco. L'eccezione era il Mondiale, dove la numerazione era estesa fino al 23. Ma a partire dalla stagione 1995-96 è stato consentito ai giocatori di scegliere il proprio numero di maglia, con relativa incisione del nome. Poi il “marketing” ha preso il sopravvento e si è inventato i “colori”, nessuna pretesa identitaria, ma sguardo rivolto ai giovani e alla moda. La fantasia è diventata sfrenata. In Germania è polemica per la decisione in merito al colore della seconda maglia. La casacca sarà indossata nel prossimo Europeo. La prima maglia rispetta in pieno la tradizione. La seconda sarà tutta rosa. La Federazione è stata chiara e senza ipocrisia, ha specificato che si tratta di una precisa scelta di “mercato”. Si vuole arrivare alle nuove generazioni, a cui piacciono i colori, lo scopo è vendere. Il tecnico Nagelsmann è convinto della decisione: “È stata fatta una scelta coraggiosa quella di portare un po' di colore. A me piace, io la indosserei”. La 'Bild' ha un'altra opinione e sostiene che “il rosa non è un colore per il calcio”. La rivista 'Kicker' ha effettuato un sondaggio, ai due terzi degli intervistati la maglia non piace. Paul Breitner ha chiosato ponendo due domande: “La Germania è forse troppo conservatrice su certi temi? Nessuno vuole il progresso?”.
(Foto Keystone/Vogel)