HOCKEY
Il classico compromesso elvetico
Le squalifiche per un turno di Julien Sprunger, John Quenneville e Marcus Sörensen fanno discutere
Pubblicato il 21.03.2024 16:03
di Marco Maffioletti
C’era grande attesa e curiosità per le decisioni in merito all’immediato futuro di Julien Sprunger, John Quenneville e soprattutto Marcus Sörensen. I primi due, spediti ieri anzitempo sotto la doccia a cause di due interventi fallosi, il terzo autore di una carica a partita finita ai danni di Wolf. Alla fine è arrivato un turno di sospensione per tutti e tre e quindi domani nessuno di loro sarà sul ghiaccio. Una decisione che ha un po’ il sapore del classico compromesso elvetico, una decisione di “facciata” per così dire, al fine di mettere tutti d’accordo. Le pene sembrano alquanto blande e sono state tutte considerate di “categoria 1”, ovvero quella dei casi leggeri. Per farvi capire, la descrizione della seconda categoria, che prevede dalle 2 alle 4 partite di sospensione, recita così: “Casi medio-gravi con mancanza di rispetto e scrupoli nei confronti dell’avversario, forte potenziale di messa in pericolo della salute”. Davvero nemmeno uno dei tre episodi rientrava in questa categoria? Il cross-check con il bastone di Sprunger sul volto di Mirco Müller assomigliava molto a quello inflitto da Rochette a Ang durante la stagione regolare. In quella circostanza l’attaccante del Losanna si vide appioppare tre turni di squalifica. Pure l’intervento di Quenneville, un pugno alla testa di Sörensen, lascia qualche dubbio. E lo stesso svedese a fine gara? Il suo gesto nei confronti di Wolf poteva rivelarsi molto pericoloso per la salute del difensore austriaco. La partita era terminata, il numero 32 non si aspettava certo questo tipo di contatto. La sensazione è che lo svedese non abbia fatto nulla per evitare l’accaduto. Anche in questo caso una sola partita di squalifica lascia aperto qualche interrogativo.
La sensazione è che non si tuteli abbastanza l’incolumità rispettivamente la salute dei giocatori, le squalifiche sono troppo leggere. L’hockey resta uno sport di contatto, l’infortunio è sempre dietro l’angolo, certo non bisogna nemmeno tarpare troppo le ali ai protagonisti o trattarli da criminali, ci mancherebbe, ma quando esagerano o sbagliano bisognerebbe agire con un pugno decisamente più duro. Dare un chiaro segnale insomma, sapendo che in caso di comportamenti pericolosi e volontari, si paga dazio, un dazio pesante e non uno di poco conto.
(Foto Keystone/Anex)