Sinner
ha conquistato l'Italia. L'altoatesino riunisce nel tifo, per le sue
imprese, tutta la penisola. Ora l'intento è quello di sapere tutto
del personaggio, interessa l'atleta e l'uomo. Ogni suo gesto viene
descritto, analizzato e interpretato. Lo sport moderno ha bisogno e
celebra l'eroe. L'atleta capace di imprese straordinarie, che
concupisce, ammalia e trasporta verso di sé l'appassionato e non
solo. È il nuovo “divo”, nell'immaginario collettivo è un'icona
popolare, altro che attori o musicisti. Il campione fa sognare e
costituisce una testimonianza esemplare. Di Sinner si vuole conoscere
tutto, parole, gesti diventano argomenti di discussione. Piace Jannik
gentiluomo. Eccolo a Miami, durante il match contro l'australiano
O'Connell, assistere perentoriamente uno spettatore, che si era
sentito male per il clima torrido. A Indian Wells, durante
l'interruzione per pioggia, ha preso e tenuto un ombrello per
riparare una raccattapalle. Sempre a Miami si è “seduto” per
fare qualche scambio con Alfie Hewett, autentica leggenda del tennis
in carrozzina. Una macchina in campo, ma pensante e umana. La sua
crescita è anche attribuita alla cura “dell'aspetto mentale”. Da
anni si affida a Riccardo Ceccarelli, è un medico dello sport che
dirige una struttura Formula Medicine, dedicata alla psicologia nello
sport. Ha seguito: Senna; Verstappen; Alonso; Leclerc; Ricciardo. La
tecnica è quella del “self awareness”, ossia conoscere sé
stessi: individuare il momento e sapere agire di conseguenza. La
mente non è ritenuta una variabile incontrollabile, ma un fattore che può
essere gestibile. Si allena: la concentrazione; la capacità di
controllare l'emozione. È l'atavica impresa: mettere in sincrono
cervello e muscoli. Sinner si prepara come un pilota. Ceccarelli
afferma che il tennista è migliorato “perché è disposto a
mettersi in discussione per raggiungere i suoi obiettivi”. Il
lavoro riguarda la “gestione dell'automatismo” e la “elaborazione cognitiva”, si tratta dell'istinto della
giocata e della decisione della tattica da utilizzare. Lo descrive come
un propositivo non cede “alla frustrazione che è umana”,
la “smaltisce in poco tempo”. Lo specialista è sicuro:
“Non esiste una formula magica. La strada verso il successo non
è fatta di scorciatoie. Il lavoro su noi stessi ci migliora. Non
solo nello sport, ma anche nella vita”.
(Foto
Keystone/Di Marco)