Medvedev
è un talentuoso e le sue capacità tennistiche sono innegabili.
Nonostante la sua altezza ha un gioco reattivo. In conferenza stampa
è molto spesso ironico, intelligente e non si nasconde dietro la
banalità. È interessato a “ragionare”. L'opinione generale
degli esperti è quella che avrebbe potuto vincere di più. Ma la
fase di interregno è durata poco, dopo la triade ecco spuntare
Sinner e Alcaraz. Il russo è comunque un personaggio, ora
indecifrabile, ora intelligibile. Spiega: “Il tennis è uno
sport da alti e bassi”. Poiché non vince sempre il più forte
in assoluto, ma il più forte nella partita, la forza mentale è un
fattore imprescindibile. E poi c'è l'umano che prorompe. Nella
semifinale contro Sinner, a Miami, è stato letteralmente travolto
dall'italiano. Si è fatto irretire dalla frustrazione e gli errori
sono arrivati copiosi. E ha cominciato a girarsi verso il suo angolo
composto da sua moglie e dal suo allenatore Gilles Cervara. Il
secondo ha cercato di motivarlo. Ma niente. Medvedev ha più volte
fulminato con uno sguardo torvo il suo coach, ritenuto il
responsabile della sua giornata storta. E gli ha urlato: “Vieni
tu, guarda se ci riesci”. È una notizia delle ultime ore: Djokovic si è separato dal suo storico allenatore Ivanisevic. I due
avrebbero litigato violentemente nel corso di un allenamento. Una
seduta svolta male dal serbo, il croato lo avrebbe rimproverato
aspramente, ecco la rottura. Ma il campionissimo pare che da tempo
non fosse soddisfatto del lavoro del suo team. Al termine degli
Australian Open fu perentorio: “Vi licenzio tutti”.
Djokovic, alle prese con un momento non facile, avrebbe un'idea in
testa: fare tutto da solo, senza dover più dare retta a nessuno. A
quel punto l'imprecazione può essere rivolta verso l'alto: destino o
fato che sia.
(Foto Keystone)