Stefano
Pioli è sicuro: i 14 punti di distacco dall'Inter non sono reali, la
distanza non è così netta. La differenza l'ha fatta solo un mese,
il Milan si è distratto un attimo e i nerazzurri sono scappati,
altrimenti per gioco e risultati i suoi ragazzi sono competitivi come
i cugini. I rossoneri hanno giocato un super marzo, la squadra è in
crescendo, il secondo posto è quasi messo in sicurezza e poi c'è il
grande obiettivo europeo: l'Europa League, la vittoria del trofeo è
possibile e la stagione sarebbe salva. Il tecnico non vacilla, si
sente saldo e in sintonia con la società. Spiega: “Il Milan non
si lascia. Il Milan è il Milan. Siano entrambi ambiziosi”. La
sfida non è lanciata, ma continua. Altro che destino segnato, Pioli
vuole rimanere alla guida dei milanesi, difende strenuamente la sua
panchina. Gli addetti ai lavori, televisioni e giornali, rispetto al
suo operato, muovono critiche edulcorate, le polemiche sono contenute
e smorzate. È l'onda lunga berlusconiana. Ma c'è una partita che
potrebbe cambiare tutto. Perché il calcio vive solo di presente. I
giudizi sono contemporanei. E mutano. Pioli lo sa anche se non lo
ammette: non può perdere il derby, lo dovrebbe vincere, almeno
pareggiare. L'ennesimo smacco non sarebbe tollerato. Il vero nemico
del tecnico è una parte dei tifosi. La pressione social esiste.
Certo gli americani sono tetragoni, non si fanno influenzare,
ragionano in maniera realistica, una bandiera come Maldini è stata
ammainata con cinismo e senza soverchie spiegazioni. Ma il derby
rischia di diventare una partita campale, Pioli e il Milan non la
possono sbagliare. La storia recente va cambiata e le potenzialità
ci sono. La stracittadina va vinta per dimostrare che la differenza è
colmata. Il resto sarà una conseguenza, l'ordine sarà ristabilito,
le gerarchie attenuate. Questo sarà il mese di aprile: una breve
attesa. Altro di eclatante il campionato non segnala.
Calcio
Pioli si tiene stretto il Milan
I rossoneri vincono, convincono e sono ambiziosi