HOCKEY
Denis, ora o mai più!
"Figli di papà" che hanno fatto una grande carriera ma che adesso aspettano la consacrazione
Pubblicato il 03.04.2024 08:39
di Marco Maffioletti
Essere figlio d’arte non è mai evidente. I paragoni, specialmente ad inizio carriera, si sprecano. Certo, portare un cognome prestigioso può magari aiutare ad aprire qualche ulteriore strada, ma la pressione è evidentemente parecchia. L’hockey svizzero non fa eccezioni, di esempi ce ne sono a bizzeffe: da Sandro ad Alessio Bertaggia, da Marcel a Roman Wick, da Régis Fuchs a Jason Fuchs. La lista ovviamente è molto più lunga. Alcuni, come Roman Wick, sono riusciti a “superare” il babbo, altri invece, pur essendo bravi, sono rimasti “nell’ombra” di chi li ha preceduti. Tra le famiglie più forti ci sono indubbiamente gli Hollenstein. Papa Felix, è stata una vera leggenda del Kloten, riuscendo a vincere 4 titoli consecutivi negli anni ’90 in qualità di Capitano. Un’intera carriera nelle file degli Aviatori, con oltre 600 partite alle spalle condite da altrettanti punti, sette partecipazioni ai Mondiali e una alle Olimpiadi. Il rampollo, Denis, a livello statistico non è in fondo da meno. Più di 700 partite disputate nella massima lega e oltre 500 punti che si aggiungono a sei Mondiali e tre Olimpiadi. Uno dei giocatori più tecnici ed eleganti degli ultimi 15 anni, furbo e scaltro, ma incredibilmente ancora senza un titolo di campione svizzero in bacheca. L’unica vera soddisfazione (oltre a una Coppa Svizzera) è la medaglia d’argento ottenuta in Svezia nel 2013. Non certo poco, ma è inutile girarci intorno, l’obiettivo è quello di laurearsi almeno una volta campione svizzero. Denis Hollenstein, Julien Sprunger, Anderi Bykov (anche lui ovviamente figlio d’arte) e Damien Brunner sono i quattro più forti attaccanti del presente a non aver mai vinto il massimo alloro. Denis Malgin, (sì, pure lui figlio d’arte), e Andrighetto li escludiamo dato che hanno giocato “pochi” campionati rispetto ai tre sopracitati e sono più giovani. Denis il trionfo lo ha solo sfiorato a due riprese perdendo in finale con Kloten e Zsc rispettivamente nel 2011 e nel 2022. Oltretutto nella carriera del numero 91 c’ê una macchia, quella della relegazione patita con il suo Kloten nel 2018. Chiaro, nel frattempo il suo club del cuore è tornato nella massima lega, ma lo smacco rimane. A ciò va aggiunto il trasferimento ai rivali di sempre dello ZSC. Tanti affezionati in quel di Kloten gli avevano condonato l’intermezzo di un anno a Ginevra, ma la seconda partenza, quella definitiva direzione Hallenstadion, non glielo hanno logicamente perdonata. Insomma la carriera di Denis Hollenstein è stata tortuosa, avvincente, ma spesso i “drammi” e le peripezie sportive hanno prevalso sulle gioie. Un po’ il contrario di quanto accaduto a papà “Fige”. Quest’anno per Denis deve essere quello buono, il suo ZSC è il grande favorito. Ormai alla soglia dei 35 anni è una delle ultimissime chiamate per finalmente spezzare la maledizione e festeggiare il sospirato titolo. Sarebbe il giusto premio a una carriera di tutto rispetto di un grande artista, magari non sempre celebrato a dovere dalla critica nonostante i grandi numeri.
(Denis Hollenstein, nella foto Keystone/Buholzer)