CALCIO
Il Lugano ci crede, ma non è il favorito
A una manciata di giornate dal termine, i bianconeri non erano mai stati così vicini alla vetta
Pubblicato il 03.04.2024 08:47
di Silvano Pulga
Ha detto Mattia Croci-Torti, alla fine, che il Lugano è entrato in una nuova dimensione, che non si può più nascondere. Sì, è vero. Perché è oggettivo che non è la prima volta che i ticinesi si trovano nella parte alta della graduatoria: tre campagne europee più un play off di Conference League, dal 2017 a oggi, sono lì a dimostrarlo. Così come è vero che il secondo posto, lo scorso anno, è sfuggito in extremis, con la finale di Coppa svizzera che incombeva. Però, a una manciata di giornate dal termine, i bianconeri non erano mai stati così vicini alla vetta.
Certo: le altre sono davanti, e sono due. E già questo è un problema non da poco, per chi sta dietro. Una è lo Young Boys, che domina da un lustro il calcio elvetico. Che non ha più la Coppa da disputare, a differenza delle rivali che, a fine mese, si dovranno giocare l'accesso alla finale di una competizione alla quale tengono entrambe. Questo per dire che sì, il Lugano è in lotta, ma che non è favorito. 
Poi c'è l'incognita. Una formula nuova del campionato, con quella fase finale di cinque partite, ancora da sorteggiare, con partecipanti ancora da definire. Senza andata e ritorno. Dove sarà importante anche dove giocare: Lugano-Young Boys a Cornaredo non sarebbe come giocare a Berna, e via discorrendo. Noi avremmo fatto una formula diversa, che saltava le ultime giornate per fare una poule per il titolo e la salvezza da 10 partite magari, ma chissà, ci sarà tempo per pensarci, in fondo è tutto sperimentale. Quello che è certo è che si tratta di un territorio inesplorato, anche per il magno Young Boys. E qui, allora, varrà tutto.
Da qua alla fine, conterà la testa, conteranno le energie mentali. Conteranno le capacità di rimanere a lungo sul pezzo: non si tratta di preparare una partita di Coppa, dove bruci tutto in una serata. Qua si dovrà tenere alto il livello per settimane, giocando contro avversari motivati (a partire da sabato pomeriggio a Winterthur), con l'orecchio ai risultati delle altre. Serviranno l'austerità di Steffen, che aveva detto che i suoi compagni non sono ancora pronti per una prova del genere, salvo complimentarsi con loro, ieri sera, a fine partita, per l'atteggiamento mostrato. Serviranno i sorrisi e gli scherzi di Doumbia che, sempre ai margini della sfida con il Basilea, rideva con i cronisti, paragonando il suo Zurigo campione, due stagioni fa, con questo Lugano. Ma con leggerezza, senza alcuno stress.
In mezzo ci vorrà il Crus: che, lo scorso anno, in tempi non sospetti, aveva detto che, qualora davanti i favoriti avessero steccato, lui ci sarebbe voluto essere. Ecco, adesso c'è. Certo, è un filo sottile, basta poco a spezzarlo in fondo: davanti possono inciampare ancora un paio di volte, mentre il Lugano deve continuare con questo passo (siamo al sesto successo consecutivo in campionato, un'enormità statistica per questa squadra). Insomma, non sarà facile. Però, è tutto frutto del lavoro. Vedremo, insomma: molto conterà anche dall'infermeria, dal calendario finale, dalle energie che serviranno per provare a raggiungere la terza finale a Berna, che sarebbe un record storico. Però, che bello essere qui. E raccontarlo. 
(Foto Keystone/Crinari)