HOCKEY: L'ANALISI DI STEVE HIRSCHI
"Prima di tutto bisogna avere una filosofia..."
Dell'eliminazione dai playoff parla Steve Hirschi, grande ex dell'HC Lugano
Pubblicato il 23.04.2021 09:33
di Luca Sciarini
Ha cambiato vita, è tornato a vivere a Langnau dove allena l'Under 15 e dove ha ritrovato la sua famiglia.
Genitori, sorella e cugini sono tutti dell'Emmental e dopo 18 anni in Ticino Steve Hirschi ha fatto così ritorno a casa.
"Qui è un altro mondo rispetto al Ticino, la zona è bellissima e la mentalità e le persone sono diverse dal Ticino. Nel vostro cantone ho lasciato un pezzo del mio cuore, tanti amici e un ambiente bellissimo. Adesso però sto bene qui".
Per il 60% allena i giovani e per il resto?
"Studio, cerco di imparare tutto ciò che serve al giocatore per migliorare le sue prestazioni dal punto di vista nervoso, visivo e dell'equilibrio. Bisogna cercare di stabilizzare il corpo per far sì che il giocatore renda al massimo".
Sta seguendo i playoff?
"Sì, sto guardando le partite alla televisione. Cerco di rimanere sempre informato".
Sorpreso dalla netta eliminazione del Lugano?
"Fino a un certo punto. Il Rapperswil è sembrato molto più furbo e concreto, sono arrivati in forma al momento giusto. Giocano un hockeY semplice e compatto e sfruttano benissimo le occasioni in contropiede.
Eppure Tomlinson lascerà la squadra.
"Sì, ho saputo. Non lo conosco molto bene ma sicuramente sta facendo un ottimo lavoro. Non si ottengono questi risultati per caso".
Deluso dal Lugano?
"Mi spiace per come è finita ma il Rapperswil ha meritato di passare il turno. Ha vinto con merito quattro partite di fila. Purtroppo nell'hockey arrivare secondi in Regular Season vuol dire poco o nulla, bisogna portare la squadra in forma al momento giusto".
Vicky Mantegazza ha detto che era finita la benzina.
"Può darsi, bisogna capire se a livello fisico o mentale. Il Rapperswil ha potuto giocare senza pressione, mettendo in pista un hockey di grande intensità. Non bisogna confondere la Regular Season con i playoff, sono due mondi completamente diversi".
Ossia?
"Nei playoff ci devi mettere più intensità e anche mentalmente devi dare qualcosa in più. Non tutti ci riescono".
Che colpe si possono dare a Pelletier?
"Non so come hanno lavorato durante la stagione, se sono riusciti a far crescere i singoli elementi e se hanno fatto un lavoro individualizzato. Io queste cose non le so. Posso solo dire che la gestione delle linee durante l'anno è molto importante".
In che senso?
"Nel senso che se spremi troppo dei giocatori poi arriveranno stanchi al momento decisivo, mentre chi ha giocato poco non sarà pronto. Oltretutto giocare con le quattro linee aumenta la concorrenza all'interno della squadra e tutti sono portati a dare il massimo".
Troppo spremuti i giocatori più forti dunque?
"Non lo so esattamente, ma se vedo il Rapperswil noto che la terza e la quarta linea sono stati in grado di fare la differenza. Sono quelle le linee che alla fine ti fanno vincere un titolo".
L'assenza di pubblico può aver influito?
"Ovviamente giocare con il pubblico è molto più bello ma la situazione è questa da più di un anno e ormai sono tutti abituati. Alla fine l'hockey è la tua passione e perciò ci devi sempre mettere il massimo impegno. A volte il pubblico ti spinge, è vero, ma altre volte è anche in grado di frenarti".
Intanto però il Lugano non vince dal 2006.
"Credo che il Lugano debba prima di tutto trovare la sua vera identità, identificare una strategia per il futuro. Se non si vince da così tanti anni non può essere sempre un caso. Più che i soldi o lo qualità dei singoli giocatori, alla lunga conta un'idea chiara di quello che si vuole fare".
Ci spieghi meglio.
"Faccio un po' fatica a capire quale sia l'idea che sta il dietro il club e quale sia la filosofia che vogliono intraprendere per i prossimi anni. Credo che prima sia importante chiarire questo, poi pensare all'allenatore e ai giocatori".
Cosa si potrebbe fare?
"Non lo so, però forse questo sarebbe potuto essere l'anno giusto per inserire un po' di giovani: ormai non lo fanno da qualche anno. Ci sono gli Elite che hanno disputato una finale e in generale un settore giovanile che lavora molto bene".
Di Pelletier cosa pensa?
"Ha ottenuto il secondo posto nella Regular Season ma poi non è riuscito a portare la squadra su un altro livello durante i playoff".
E se arrivasse Mc Sorley?
"Come ho detto, prima di parlare di allenatore, bisogna capire che tipo di messaggio si vuol far trasmettere al coach. Quando si prende un allenatore è perchè possa seguire le idee del club. Mc Sorley è un uomo di grande esperienza, so che è un duro, quando giocavamo contro di lui abbiamo sempre fatto fatica poichè le sue squadre giocavano molto duro dal punto di vista fisico e pure un po' sporco. Dipende che tipo di giocatori avrà il Lugano il prossimo anno: è ovvio che con lui si tornerebbe a uno stile più "canadese"".