Chiamiamole sberle o pere
(come stava scritto su una lavagnetta nell’atrio dello spogliatoio), noi
preferiamo parlare di reti o di gol. Certo, sono sempre quattro ma ci sono di
mezzo due rigori in favore dei padroni di casa. Da stupirsi? Ha arbitrato Huwiler,
il fischietto di un certo Baden-Bellinzona che ai granata aveva negato un
nettissimo fallo in area argoviese nel momento in cui Dieye stava per metterla
dentro. Huwiler contro le ticinesi, Lugano compreso, ha sempre lasciato a
desiderare. Anche a Chiasso, come ci si ricorderà, non si ha un bel ricordo di
David (non quello del Donatello bensì di Baselland). Ma non mettiamoci di mezzo
più di tanto la sua direzione. Il Bellinzona ha fatto una figuraccia. Siamo qui
a ripetere che non tutti hanno dato quello che dovevano dare (carattere,
grinta: siamo alle solite). Era la volta buona, contro un avversario tutt’altro
che irresistibile, per incamerare due volte di fila tre punti in modo da tenere
lontano i fantasmi che si presume di vedere apparire (speriamo di no) nella
trentesima giornata quando ci sarà da affrontare il Baden (e subito dopo lo
Sciaffusa). Due vittorie di fila che mancano dalla 17-18esima giornata quando
si battè in casa lo Xamax e si andò a vincere a Vaduz (con il precedente nella
9-10.ma partita contro Nyon e Aarau).
Dicevamo di una squadra i cui
attori non hanno dato, non parliamo in generale, l’impressione di un gruppo concentrato
già al calcio d’avvio (primo gol dopo quattro minuti, non è la prima volta) o
comunque di non essersi presentato in campo poche ore dopo l’arrivo al cento
per cento. Colpa della trasferta (intrapresa poco prima di mezzogiorno) che non
è stata effettuata di venerdì? E come la mettiamo con la storia del pulmino giunto
sul posto in ritardo per un guaio meccanico, al punto da ritardare il calcio
d’inizio? Signori, si gioca in Challenge League, queste cose non devono
succedere: giocatori e allenatori hanno il sacrosanto diritto di arrivare a
destinazione distesi e tranquilli. Già un gol come il primo non era da
incassare. Dopo il momentaneo 1-1 di Rodrigues, Huwiler, fette di salame sugli
occhi, quando si tratta di fischiare in favore dei nostri, non ha esitato un
attimo a decretare, in inizio di ripresa, un calcio di rigore tramutato da
Nikolas Muci che firmerà anche la terza rete. È stato l’inizio della fine, nel
tentativo di recuperare gli spazi si sono aperti e i gol sono fioccati: uno, il
quarto, ancora su calcio di rigore!
Il vantaggio di 3 reti
registrato contro l’Aarau è così stato immediatamente pareggiato. Va da sé che
se non tutti giocano al cento per cento, come era stato il caso otto giorni
prima, si corre il rischio di andare incontro a figuracce. Troppo severo il
punteggio? Può darsi ma per vincere una partita bisogna sempre segnare un gol
in più. A Wil poteva andare bene anche un pari, i sangallesi - visti al
Comunale – non sono sicuramente dei ‘leoni’.
A questo punto è lecito
chiedersi se la responsabilità di queste ‘magre’ è da imputare ai soli giocatori.
Lo staff nel girone di ritorno ha sul groppone qualcosa come quattro sconfitte
filate. L’anno scorso, proprio in aprile, il patron aveva mandato in onda
l’operazione ‘ci salvi chi può’ chiamando in panchina Sergio Zanetti dopo che
Nando Cocimano, senza patentino, era subentrato a Stefano Maccoppi. Succederà
qualcosa di simile anche quest’anno? Pensiamo di no visto che in occasione
della ‘cinquina’ di una settimana fa Bentancur ha vantato l’efficienza dello
staff attribuendogli pieni meriti. Significa che alcuni giocatori da soldati
sono tornati, come un anno fa, generali?
È necessario blindarsi.
Troppe ingenuità, troppi errori. E troppe reti subìte. Anche Iacobucci non è
più una certezza. Quando è stato messo da parte Muci si era detto che sarebbe
stato lui l’arma in più del reparto. Bisogna cambiare rotta.
(Foto Keystone/Zingaro)