I Mondiali di calcio, disputatisi
in Svizzera e trasmessi per la prima volta in Eurovisione, furono
contrassegnati dagli exploit dei rossocrociati che superarono a due riprese gli
azzurri. La prima partita, giocatasi a Losanna il 17 giugno, finì 2-1 con reti
di Hügi II e Ballaman, per l’Italia Boniperti. Sei giorni dopo, a Basilea, l’Italia
andò incontro a una figuraccia: 4-1 (doppietta di Hügi II, Ballamann, Fatton e
Nesti). Due vittorie che fecero sensazione su tutto il territorio della
Confederazione mentre la doppia sconfitta scatenò comprensibile indignazione
oltre confine. L’Eco dello Sport su quel fantastico 1954: “In
giugno l’Italia subisce due batoste. Al
Giro d’Italia vince Carlo Clerici, di origine italiana, nato e cresciuto a
Zurigo, gregario di Hugo Koblet. Ai mondiali di calcio la Svizzera, prima a
Losanna poi a Basilea, batte gli azzurri allenati da Lajos Czeizler accolti
alla stazione FFS di Chiasso da fischi e urla, addirittura con lancio di agrumi”.
Titoli di Gazzetta dello Sport del 24 giugno: “La Svizzera infila con
quattro reti l’Italia”, “Inno all’impotenza”. Gianni Brera commenta:
“Ci ripugna parlarne, è soltanto scoppiato il bubboncello del calcio
italiano”. Silvio Piola, sempre sulla rosea: “Indicibile rinnovare
questo dolore, noi un treno merci loro un direttissimo”.
Dal calcio al ciclismo
repetita juvant. Carlo Clerici trionfa al Giro precedendo il suo ‘capitano’ Hugo
Koblet staccato di 24 minuti. Lo ‘zurighese’, appena fattosi svizzero, era
stato protagonista nella sesta tappa, la Napoli-L’Aquila, di una lunga fuga che
gli permise di indossare la maglia rosa sino al traguardo finale di Milano. In
una (nostra) intervista: “Ricordo che Learco Guerra (il patron della
squadra elvetica, ndr) ci aveva rimproverati perché il giorno prima eravamo
rimasti passivi nel gruppo. Così partimmo in venti, e fra questi c’ero io!”.
Una vittoria che i media italiani commentarono tra rimbrotti e ramanzine.
Clerici: “Avevano un diavolo per capello perché l’anno prima, da italiano, fui
mandato a casa dopo che mi ero fermato ad aiutare Hugo vittima di una foratura”.
Clerici, nello splendore della sua carriera avrebbe potuto stabilire la
‘doppietta’ Giro-Tour, purtroppo alla Grande Boucle, vinta da Louison Bobet
davanti a Ferdy Kübler e Fritz Schär, non si era presentato in buone condizioni
fisiche. Per la cronaca a Schär, una brillante carriera all’ombra delle due ‘K’,
sono mancati 20 metri per vincere il titolo ai Mondiali di Solingen, beffato da
Bobet, terzo Charly Gaul. Kübler si laureò campione svizzero, Koblet vinse il
campionato di Zurigo. Sì, un anno davvero favoloso!
Al di là di questi eventi
sportivi (Germania campione del Mondo), nel 1954 si è registrata la nascita ufficiale,
in data 3 gennaio, della televisione italiana. Curioso questo commento di un
quotidiano della vicina Penisola: “L’Italia è un Paese povero, certi lussi
dovremmo lasciarli agli altri”. Fatto sta che in cinque anni la TV diventa
il mezzo di comunicazione più diffuso. La Rai tenne a battesimo (in differita!)
il Festival di San Remo vinto da Nilla Pizzi, il più grande ‘avvenimento’ si
concretizzerà tuttavia l’anno dopo, 21 novembre 1955, con la prima puntata di
“Lascia o raddoppia” condotto da un giovanissimo Mike Bongiorno. Il telequiz impazza
ovunque, gli si aprono le sale cinematografiche anche nel nostro cantone dove
viene proiettato su schermo panoramico prima del film.
Tornando al calcio il FC La
Chaux-de-Fonds vince coppa e campionato, è anche l’anno della promozione in ‘A’
del Lugano. I ‘montagnards’ si aggiudicano titolo e Trofeo Sandoz anche l’anno
successivo. Era la squadra di Antenen, Kernen, Zappella, Kauer…
Chiudiamo con un altro
capitolo del Mondiale che aveva tenuto a battesimo l’Italia contro il Belgio al
Cornaredo (altri tempi!). I baldi rossocrociati di Karl Rappan dopo avere
eliminato l’Italia del mister ungherese, che era stato dapprima sulla panca del
Norrköping poi su quella del Milan, nel successivo incontro con l’Austria in
vantaggio per 3-0 finirono con l’uscire sconfitti 7-5 per via di un colpo di
sole che aveva colpito pesantemente Eugène Parlier. Il portiere ginevrino incassò
una rete dietro l’altra al termine di una gara contrassegnata da ben 12 segnature.
Da una pubblicazione d’epoca: “Sul 3-0 a favore dei nostri gli austriaci
hanno pareggiato nel giro di tre minuti. La Pontaise per i rossocrociati si è
trasformata in un inferno”. Sulla finalissima: “I magiari, chiaramente favoriti
dal pronostico dopo una gloriosa serie di trentun vittorie consecutive, hanno
perso la loro partita più importante sotto una pioggia torrenziale davanti a 64
mila spettatori. Ungheria e Germania hanno offerto una partita combattutissima,
ricca di gagliardo vigore, velocità e tecnica”. Sotto di due reti (Puskas,
Czibor) i tedeschi rimontarono con Morlock ed Helmut Rahn, autore di una
doppietta. Fine del primo tempo. Il regista Sönke Wortmann 40 anni dopo, ovvero
nel 1994, farà un film dal titolo ‘Il miracolo di Berna’ narrando di un
bambino, Matthias, che va a incontrare il suo idolo. Indovinate un po’ chi,
Helmut Rahn!
(Foto Keystone)