HOCKEY: L'ANALISI DI MASSIMO RONCHETTI
"Non bisogna sempre cercare un capro espiatorio"
Massimo Ronchetti analizza la stagione finita male dell'HC Lugano
Pubblicato il 23.04.2021 14:20
di L.S.
Sei mesi fa appese i pattini al chiodo e ora si trova a Londra a studiare nel campo della finanza.
Massimo Ronchetti continua però a seguire con grande interesse l'hockey svizzero e in particolare la sua ex squadra, l'HC Lugano.
A Londra la vita scorre come in Ticino, con la gente sulle terrazze e una situazione che sta lentamente tornando alla normalità.
La quarantena che ha dovuto sostenere al rientro dalla Svizzera gli ha permesso di godersi con tutta tranquillità le prime partite dei playoff e purtroppo anche l'amara eliminazione da parte dei bianconeri.
"Sono rimasto sorpreso dal risultato, non lo nego. Avevo previsto un passaggio agevole del turno per il Lugano, credevo che l'esperienza di giocare i playoff e l'assenza di Cervenka nel Rapperswil potesse fare la differenza. Mi sbagliavo".
Cosa può essere successo?
"Difficile capire con esattezza, quando si giocano i playoff ci sono tantissime variabili che entrano in gioco. Non è la Regular Season dove si ha il tempo per recuperare da eventuali passi falsi".
Vero, però un 4-1 così netto...
"Al Lugano è andato tutto storto purtroppo, ma è anche giusto fare i complimenti al Rappi. Quando vinci in questa maniera quattro gare di fila non è certo un caso. Il successo è meritato".
Colpa della stanchezza?
"Questa è stata una stagione strana, atipica e capire cosa sia realmente successo non è semplice. Ho visto anche tanti errori individuali, piuttosto inusuali per una squadra come il Lugano. Forse anche l'assenza dei tifosi ha fatto abbassare un po' la tensione".
Sotto accusa le prestazioni degli stranieri in questi playoff.
"Avevano disputato una buonissima Regular Season, non a caso avevano chiuso al secondo posto. Purtroppo nel momento che conta non hanno fatto la differenza: basta sbagliare un paio di partite per compromettere tutto ciò che si era fatto di buono in precedenza".
Come vedi il futuro di Pelletier?
"Non mi piace il fatto di dover sempre cercare un capro espiatorio per ogni sconfitta. Prima era colpa di Habisreutinger, ora di Pelletier. Eppure la squadra non faceva una Regular Season così buona da 15 anni".
Lo riconfermeresti?
"Si tratta di una scelta difficile, bisognerebbe conoscere meglio le dinamiche interne".
Si parla di Mc Sorley...
"Si tratterebbe di un cambio culturale, si tornerebbe indietro all'era Shedden. Mc Sorley è un sergente, uno che prende totalmente in mano la situazione. A Ginevra ha fatto un grande lavoro ma non so come potrebbe lavorare con Domenichelli".
Non ti manca un po' l'hockey?
"Non tanto a dire la verità. Ero un po' stufo, forse anche perchè ultimamente giocavo poco. Mi manca il ghiaccio e lo spogliatoio, quelli sì, ma la vita del giocatore di hockey no".