Rafael Leao, ha 25 anni, percepisce un ingaggio di sette milioni di euro, ha una clausola rescissoria di oltre 175 milioni. Secondo Pioli il Milan non è distante dal Real o dal City, anche perché può contare su giocatori come il portoghese. Quest'ultimo, almeno in Italia, è considerato, specie dagli addetti ai lavori, un fuoriclasse, uno capace di spaccare le partite, quando parte è imprendibile quasi immarcabile. Secondo i media sarebbe concupito dalle più grandi squadre europee. Ma la domanda si impone: Leao è davvero un top player? Il nervosismo è latente nell'aria. Nella partita contro la Roma, al minuto 78, è stato sostituito. Lo stadio, tranne la curva, lo ha fischiato. I tifosi, in un incontro importante della stagione, in un momento di difficoltà, volevano un suo strappo decisivo. Ma la sua prestazione è stata grigia, piatta ai limiti dell'ordinario. Nessun sussulto, ma solo tanta apatia, come se lui fosse là per caso. E un dubbio si pone naturale: è uno dei tanti incompiuti? La leggerezza si sta dissolvendo a discapito della pesantezza. Le caratteristiche tecniche dicono che una delle sue doti è il dribbling, ma il giochetto si complica davanti a difese chiuse, quando gli manca lo spazio è depotenziato. Gli avversari lo hanno studiato. Le sue capacità balistiche sarebbero da affinare, poiché hanno dei limiti. La sua giocata appare scontata: forzare e condurre il pallone verso il fondo. Ma è anche il Milan che non lo supporta e lo ha confinato in una posizione di campo. I rossoneri non hanno un ordine tattico, si sono persi tra esperimenti e infortuni. Ma Leao da quando è arrivato in Italia non è migliorato, il repertorio è sempre lo stesso. Il movimento senza palla è inesistente. E c'è una nota dolente: segna poco, il suo record sono 16 reti stagionali. Il punto forte rimangono gli assist. Ma non basta per giustificare una valutazione che sfonda i 100 milioni.

(Foto Keystone/Calanni)