Calcio
Lugano, la squadra è presente mentre il pubblico è assente
I bianconeri fanno sognare, toccherebbe al pubblico fare la propria parte
Pubblicato il 22.04.2024 06:19
di Angelo Lungo
La Super League piace. Gli appassionati gradiscono. E gli spettatori frequentano gli stadi. La media è di 15mila tifosi ogni incontro. Guida la classifica  lo Young Boys seguito da oltre 28mila spettatori a gara; la chiude lo Stade Lausanne con l'affluenza che supera le 2mila unità. Il Lugano è decimo, veleggia nelle parti basse della graduatoria, seguito da 3mila e 400 fedelissimi. Nell'ultima partita contro il Losanna la media è stata superata, c'erano 200 paganti in più. La vicenda è nota. I bianconeri sono competitivi, sono una realtà del calcio svizzero. La proprietà è solida, si muove con accortezza e lungimiranza. Ma il Cantone e la città non rispondono, seguono le sorti dei ragazzi di Croci-Torti con uno sguardo, quasi, distratto; la passione è annacquata. Il tifo oltrepassa l'avvenimento, lo hanno indagato sociologi, antropologi, è stato oggetto di libri e film. È un rito che si rinnova e non teme concorrenti. È l'interruzione dell'uso della ragione. Si riempie solo di emozioni. È un'esplosione di pulsioni e una sedimentazione del sentimento. Il tifoso è identitario, sente di vivere in una comunità. Al di là di questa analisi radicale,  i numeri che riguardano il Lugano fanno riflettere. Esiste il tifo-contro, ma in questo caso si può parlare di disinteresse. Eppure il livello proposto dai bianconeri è di livello. La squadra ha un'anima. Ma niente. Cornaredo non esplode di passione. L'assenza della spinta del Cantone e di una parte della città è evidente. A questo punto non interessa nemmeno spiegare il perché. Si può solo esclamare: peccato. Eppure il sogno Champions League è a portata di mano. Eppure l'ennesima finale di Coppa si può giocare. Ma niente. E come se si avesse paura di gridare: Forza Lugano. I risultati arrivano: sono quelli di una formazione, forte, che ha stile e non ha paura. Affronta gli avversari a testa alta e rappresenta degnamente il Cantone e la città di Lugano. Ma non basta. Il passato è andato e non ritornerà. I tempi sono fluidi. Attaccarsi a una rivalità ancestrale è consolatorio, non è malinconico, è solo una sterile rivalsa.