Chi
è l'ultras?.
È
un tifoso conservativo, non vuole cambiamenti. Lo guida la
tradizione. I colori e la maglia sono vessilliferi, vanno conservati
con cura e difesi a oltranza. Il loro oltraggio non è consentito.
Rappresentano un baluardo esistenziale. È un tifoso identitario,
si sente di vivere in una comunità, che è chiusa, dove si può
entrare e non più uscire. Pone degli ostacoli, esiste il “Noi”
della squadra e gli “Altri”. Questi ultimi sono dei nemici:
nessuna comprensione, ma solo una rivalità acerrima, stanno
erroneamente dalla parte sbagliata. È un tifoso credente,
oltre ogni ragionevole dubbio. È saldo nelle sue certezze. Non
contempla né l'apostasia né l'abiura. Procede integerrimo. Non
vacilla. A prescindere la squadra e poi tutto il resto, ossia dei
meri residui. Il tifoso è un manicheo, ha individuato il
bene, lo conosce e lo pratica. Gli avversari sono il male. Sono una
minaccia costante. Per lui il tempo è relativo: è ancorato al
passato; vive nel presente; sogna del futuro.
In
Italia gli ultras sono temuti, rispettati, considerati e legittimati.
Dopo
la sconfitta contro la Roma, in Europa League, ecco che i giocatori
del Milan sono dovuti andare sotto il settore occupato dai propri
tifosi. Si sono dovuti sottoporre a un processo veloce, sommario e
senza l'opportunità di difendersi. Il derby è prossimo, gli ultras
hanno ordinato: non permettere all'Inter di vincere partita e
scudetto. L'onta non sarebbe tollerata.
Dopo
la sconfitta contro l'Empoli, in campionato, ecco che i calciatori
del Napoli sono stati convocati sotto la curva ospite. Il capitano Di
Lorenzo e la squadra sono stati rapidamente processati e inevitabilmente condannati.
Le
immagini sono semplicemente tristi. Tutto avviene nel silenzio delle
società, delle istituzioni. Quello degli ultras è un Tribunale in
carica in maniera permanente. Esercita una sorta di pressione
perenne. È convinto di avere una missione: agire per il giusto; impartire la verità.
(Foto Keystone)