Niente sospensione
dell'emozione. Niente lunghe interruzioni ed estenuanti conciliaboli tra arbitri.
Niente corse del direttore di gara verso il monitor per rivedere
un'azione dubbia. Niente discussioni per migliorare un astruso e
complicato protocollo. C'è chi ha detto no. Ha opposto un gran
rifiuto. Poco importa di sentirsi etichettati come eretici. La Svezia
ha deciso: non introdurrà il Var, la tecnologia è stata respinta.
Tutto rimane come in origine. I club, a partire dal 1999, si sono
dati una regola: il 51% appartiene ai tifosi. La Lega ha puntato sul
dialogo con questi ultimi. E lo spettacolo e l'equilibrio sono
migliorati. Presenze allo stadio raddoppiate e ricavi, per il
movimento, triplicati. Ora è giunta la notizia ufficiale: il
Presidente della Federcalcio svedese è stato costretto a fare marcia
indietro sull'introduzione del Var. La quasi totalità dei club della
massima serie ha bocciato la sua proposta. I tifosi da tempo erano
contrari, esponendo striscioni e minacciando ulteriori e radicali
contestazioni. Il massimo dirigente del calcio svedese Fredrik
Reinfeldt spiega: “Se ho contato bene, 18 club d'élite non
vogliono l'introduzione del Var, bisogna rispettare questa presa di
posizione”. In democrazia la maggioranza sembra ancora vincere e
contare. E l'Uefa non può costringere la Federazione svedese a fare
marcia indietro. Ergo: eventuali errori arbitrali, seppure marchiani,
saranno da accettare. Ergo: il fattore umano sarà ancora decisivo e
determinante.
(Foto
Keystone/Klaunzer)