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Il Crus, Sartori e... Hajdari
Il tecnico del Lugano e l'Italia: un matrimonio che in futuro, chissà...
Pubblicato il 15.05.2024 09:44
di L.S.
Un articolo scritto in Italia ha suscitato un gran rumore e tanta apprensione ieri a Lugano.
Mattia Croci-Torti sarebbe nel mirino del Bologna, la squadra rivelazione di questo campionato che si è appena qualificata per la Champions League. Un risultato storico.
La visita del DS Sartori, che è stato a Cornaredo qualche settimana fa, ha suscitato la curiosità degli addetti ai lavori.
Perché Sartori è venuto a Lugano?
L’ex uomo mercato di Chievo e Atalanta, uno che di calcio se ne intende, è venuto spesso negli anni a Lugano. Non è una novità che gli piaccia il calcio svizzero (d’altronde quest’anno nel suo Bologna giocano Ndoye, Freuler e Aebischer) e la sua fame di nuovi talenti della Super League non è mai appagata.
Si è scoperto che Sartori era venuto in Ticino per vedere Albian Hajdari, difensore centrale del Lugano che nei prossimi giorni compirà 21 anni. Ex Basilea e Juventus, Hajdari è uno di quei giocatori che impressionano a livello fisico e di personalità e che in un campionato italiano potrebbe far bene. Con un contratto con i bianconeri valido fino al 2027, per il Lugano la sua partenza potrebbe significare tanti soldi. Staremo a vedere.
E il Crus? Per ora Sartori non ha parlato né con il tecnico né con i dirigenti. È ovvio che un allenatore di 42 anni che ha fatto così bene in questi anni, possa essere nel mirino di società importanti, ma è innegabile che scommettere su un allenatore non è la stessa che farlo su un giocatore.
E il Bologna, in un momento storico come questo, ha bisogno di un tecnico con esperienza, soprattutto europea. Non a caso, il nome che circola in queste ore è quello di Pioli, ormai pronto a lasciare il Milan.
Difficile, dunque, che Sartori possa puntare sul Crus, che noi conosciamo benissimo e di cui abbiamo tutti grande stima, ma che forse farebbe bene a provare ancora a vincere qualcosa a Lugano, prima di spiccare il grande volo.
Ottenere ad esempio un titolo di campione svizzero con i bianconeri, anche prima del 2026, come auspicava il CEO Blaser in una intervista al Cdt, rafforzerebbe la sua immagine di fronte a piazze esigenti come quelle della serie A.
L’Italia, a pensarci bene, sarebbe un campionato che gli calzerebbe a pennello: per la lingua, per la conoscenza delle squadre e per il suo modo di vivere il calcio.
Il Crus si adatterebbe molto bene al modo di fare della vicina Penisola, grazie al sua personalità e alla sua empatia e potrebbe rappresentare una novità interessante per un calcio sempre in cerca di nuovi personaggi.
Tempo al tempo...
(Foto Keystone/Bott)