AUTOMOBILISMO
La Formula 1 è più viva che mai
Il patron Stefano Domenicali ha parlato dei cambiamenti in atto nella categoria regina
Pubblicato il 16.05.2024 12:09
di Silvano Pulga
Il 15 maggio, nella cornice dell'Università di Modena e Reggio Emilia, il patron della Formula 1, Stefano Domenicali, ha incontrato gli studenti nel Dipartimento di Economia "Marco Biagi". Tema della lezione, moderata dal giornalista Leo Turrini, e organizzata in occasione della chiusura del periodo di lezione del Master in Management dello Sport System, l’evoluzione del mondo dello sport business, e il presente e futuro della Formula regina.
Stefano Domenicali, erede di fatto di Bernie Ecclestone, ce lo ricordiamo come l'ultimo team principal capace di vincere un mondiale con la Ferrari (quello costruttori, nel 2008). Era una Rossa capace di giocarsi il titolo piloti, in diverse occasioni, sino all'ultima gara, nonostante le tante critiche ricevute ai tempi di quella gestione. Va detto, a difesa di chi alzava il ditino, che nessuno poteva prevedere cosa sarebbe accaduto in futuro, e che il termine di paragone era la gestione di Jean Todt, con Michael Schumacher al volante. 
Riferisce lo stesso Turrini, nel suo pezzo sul QN, che la sala era piena, non di vecchi e appesantiti boomers come chi scrive, ma di giovani dell'età, più o meno, della figlia del medesimo: il che potrebbe significare, sempre secondo Turrini, che anche nella terra del Cavallino, nonostante tutto, la passione non stia venendo meno, tra le giovani generazioni. E infatti, stuzzicato sul tema, Domenicali ha reso noto che le statistiche dicono che, dal 2020 in poi, l'età media degli appassionati sia scesa da 50 a 35 anni. E non solo: aumenta l'interesse femminile per questo sport. Insomma, per il funerale della F1, si prega di ripassare più avanti.
Il segreto di tutto questo? Secondo Domenicali, l'essersi aperti al mondo: proprio quello che molti di noi ex giovani ingrigiti e con le immagini di Lauda e Villeneuve nel cuore gli contestiamo, perché fatto a discapito della tradizione. Il manager imolese (che ha raccontato di essere entrato, quando era giovane, spesso all'autodromo scavalcando: proprio quello che succedeva nei nostri anni belli, anche se noi il biglietto l'abbiamo invece sempre avuto)sostiene che, invece, la tradizione viene rispettata perché, al centro di tutto c'è sempre la corsa automobilistica. "Pensateci bene: al Super Bowl magari cantano Beyoncé o Bruce Springsteen, ma nessuno si sognerebbe mai di dire che la partita non è l'evento più importante. Ecco, noi pensiamo al Gran Premio come a una festa, senza rinunciare alla storia.
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I numeri gli danno ragione: i ricavi sono raddoppiati. Ma ora l'obiettivo è una F1 green. E l'orizzonte è il 2030. "Pensiamo ai carburanti sintetici.  Non crediamo che l’elettrico sia l’unica soluzione, per le auto di serie. Serve pragmatismo, e noi contribuiremo, con le gare, al cambiamento. Monza e Imola a rischio dopo il 2026?  Farò di tutto perché queste due gare restino nel calendario della F1 ma non dipende da me, vanno tenuti presenti anche certi limiti infrastrutturali del Belpaese.
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Infine, due parole sulla scuderia del Cavallino Rampante: "L'arrivo di Hamilton a Maranello? Una sfida per tutti, con un pilota che ha ancora molto da dare. E per quanto riguarda il Gran Premio a Imola, non dovrei dirlo, ma spero vinca la Ferrari".
(Foto Keystone)