IL MITICO SANDRO MAZZOLA
"Eppure l'Inter mi scartò..."
Un campione intramontabile si racconta
Pubblicato il 27.04.2021 22:01
di Angelo Lungo e Carlo Scolozzi
Figlio dell'indimenticato Valentino, Sandro Mazzola è stato uno dei più grandi giocatori della storia dell'Inter. Protagonista, poi, anche con la nazionale italiana.
Qual è il livello del calcio italiano?
"Non sono così critico, tutto sommato si gioca un buon calcio, si potrebbe fare di meglio".
La Super Lega?
"Non ho ancora capito a cosa sarebbe servita. Ho dei dubbi sulla sua formula. D'altra parte io sono legato sentimentalmente alla vecchia Coppa dei Campioni".
L'uso della VAR?
"Una grande rivoluzione. Può essere un grosso aiuto, ma va gestito bene".
Chi pratica il miglior gioco in Italia?
"Non c'è una squadra che mi colpisce in particolare. Non mi dispiacciono Napoli e Lazio".  
La sua Inter?
"Conte è un tipo tosto, dà la carica giusta. Vincere all'Inter è difficile, la passione dei tifosi è fantastica, ma non sempre i giocatori sono in grado di sopportarla".
A livello europeo quali sono le squadre che le piacciono di più?
"Prediligo le spagnole, Barcellona e Real Madrid praticano un gran calcio".
E il giocatore?
"Non mi viene in mente nessun nome. Amo i calciatori tecnici, quelli che sanno stoppare la palla, dribblare e fare lanci lunghi".
L'Italia agli Europei?
"Sono sicuro: farà bene. Indossare la maglia azzurra dà una carica incredibile. È il coronamento di una carriera".
Prossimamente si giocherà Italia-Svizzera.
"I rossocrociati sono sempre pericolosi. Dobbiamo stare attenti, quando ci ho giocato contro sono state sempre partite tirate".
Poteva diventare un dirigente del Lugano?
"Confermo. Una ventina d'anni fa, c'era un gruppo che era interessato a comprare i bianconeri e mi proposero una figura dirigenziale".
Com'è cambiato il calcio?
"Ai miei tempi tutto si basava sulla tecnica. Oggi il gioco è muscolare e veloce e prevale l'aspetto tattico".
La Grande Inter?
"Aveva un ottimo allenatore e un presidente illuminato. Helenio Herrera era all'avanguardia: introdusse la velocità negli allenamenti; ci faceva seguire una dieta particolare; cominciammo ad andare in ritiro. Quelli della vecchia guardia erano scettici circa questi metodi, ma il Mago seppe imporsi con personalità e sicurezza".
Qual è stato l'apice della sua carriera?
"La vittoria della prima Coppa dei Campioni nel 1964. Fu un'emozione incredibile. Il Real Madrid era la mia squadra, era un mito. Prima di entrare in campo, arrivarono i Blancos, Picchi si avvicinò e mi disse: "Noi andiamo a centrocampo, tu continui a guardare Di Stefano o vieni con noi?"".
Chi era Di Stefano?
"Un fuoriclasse assoluto. Era il mio idolo. Sapeva fare tutto, un calciatore straordinario".
Se si volta indietro?
"Ricordo l'inizio della mia carriera. Ero il figlio del grande Valentino Mazzola, ero piccolo e magro e tutti mi prendevano in giro. Benito Lorenzo, detto Veleno, mi portò all'Inter, che mi scartò. Mi consigliarono di andare in prestito per un anno all'Associazione Calcio Milanese, indossavo una maglia di lana rossa pesante e rattoppata. Facemmo un grande campionato ed eliminammo l'Inter, io segnai contro i nerazzurri, feci una corsa dalla porta verso la loro panchina e dissi: "Avete visto cosa sono capace di fare?". L'allenatore, a cui mi rivolsi, era Giuseppe Meazza. Dopo quella partita l'Inter mi riprese".