OFFSIDE
Il VAR a cosa serve?
Polemiche attorno al rigore non dato al Lugano: le scuse del giorno dopo non bastano
Pubblicato il 04.06.2024 08:29
di L.S.
E così, era calcio di rigore.
Insomma, non è una grande rivelazione. Lo avevamo capito 24 ore prima, non avendo mai indossato una giacchetta nera (o gialla). Sì, che quel toccò di mano (doppio per dire la verità) di Tsunemoto dopo un colpo di testa di Grigic, valesse un calcio di rigore, era lampante.
L’arbitro Dudic, complice anche la sua posizione, non l’aveva visto. E diciamolo francamente, ci poteva anche stare. In area di rigore, con tutta quella gente, questi “dettagli” possono anche sfuggire. Anche a uno come Dudic, che a parte un’entrata di Ndoua su Vladi (poi uscito comunque per infortunio), ha arbitrato piuttosto bene.
La domanda, che riecheggia beffarda nell’aria da qualche ora, è sempre la stessa: perché il VAR non è intervenuto?
Già, perché il signor Wolfensberger, dalla sua comoda sedia di Volketswil, davanti a tutti quei monitor, non ha detto nulla?
La decisione, cosa strana, è arrivata velocissima: due battute con l’arbitro attraverso l’auricolare e il gioco è proseguito. Insomma, una certezza assoluta, una decisione che sembrava giusta. Inappellabile.
E invece no. L’errore è stato clamoroso, tanto che il giorno dopo l’ASF, attraverso il suo dipartimento tecnico, ha dovuto fare ammenda. Immaginiamo noi, pure con un po’ di vergogna. Quella che il quarto uomo von Mandach, a fine partita, sembrava provare quando si è scusato con lo staff bianconero.
Troppo tardi, tutto inutile. Il danno, enorme, era stato fatto.
Già, ma perché in queste occasioni, non ci si prende il tempo per analizzare meglio una situazione e richiamare comunque l’arbitro al video?
La norma che stabilisce che il VAR può intervenire solo quando l’errore è evidente, sembra ormai diventata anacronistica. Lo dimostrano i fatti.
Non sarebbe forse meglio invitare l’arbitro una volta di più davanti al monitor affinché possa rendersi conto, in prima persona, dell’episodio? Richiamarlo, quando la decisione è evidente, senza possibilità di equivoco, non è altro che una perdita di tempo.
La verità è che bisogna mostrargli le immagini, soprattutto quando l’episodio non è chiarissimo. È in quell’occasione che il direttore di gara deve prendersi le proprie responsabilità e decidere. Anche se spesso non è facile o scomodo. Altrimenti facciamo dirigere le partite dal VAR e non parliamone più.
Bisogna rendersi conto che la tecnologia, usandola, diventerà sempre più decisiva e necessaria. Per qualcuno sarà pure ingombrante, anche lenta, certo, ma ormai la direzione è tracciata. Tornare indietro non si può più. E allora è meglio che la si usi fino in fondo.
(Foto Keystone/Pietro Schneider)