Calcio
Quando si credeva che le notti fossero magiche
Pensieri sparsi sopra il Mondiale che si disputò in Italia nel 1990
Pubblicato il 08.06.2024 07:19
di Angelo Lungo
Gli anni Ottanta sono stati effimeri e voluttuari, l'analisi fu sostituita dalla sintesi. Bisognava divertirsi, le persone non volevano più spiegazioni e nemmeno soluzioni. Il tempo doveva correre veloce, non ci si poteva più fermare a riflettere. Gli anni Novanta sedimentarono queste tendenze, potenziandole a dismisura. La televisione prese il sopravvento e andò in onda la società dello spettacolo. Il popolo divenne gente; la piazza fu soppiantata dalla discoteca; il cittadino si trasformò in telespettatore. Era evidente che le ideologie stavano per essere scacciate e considerate delle inutili pastoie, un retaggio di un passato andato. L'Italia si consegnò a Berlusconi, nel calcio i milioni erano pochi per acquistare un giocatore, bisognava avere i miliardi per ingaggiare i migliori. L'8 giugno del 1990 ci fu il calcio d'inizio di Italia '90. Nella cerimonia d'apertura Gianna Nannini ed Edoardo Bennato cantavano che nell'Estate italiana le notti sarebbero state magiche. A Milano si giocò la partita inaugurale. Come di consueto in campo scesero i campioni del mondo in carica, l'Argentina di Maradona sfidò il Camerun. E fu sorpresa Francois Oman-Biyik salì in cielo e con un colpo di testa affondò i sudamericani. Ma l'albiceleste si riprese, a Napoli si disputò una drammatica semifinale tra l'Argentina e l'Italia. I padroni di casa persero e fu un autentico pianto nazionale, una delusione atroce mai dimenticata. Maradona fomentò e provocò: rammentò ai napoletani che lui sapeva che anche loro fossero italiani, ma “solo che gli italiani devono capire che il napoletano è anche italiano”. E parte dello stadio lo incitò. In finale giunsero Argentina e Germania. I romani scelsero di stare dalla parte dei tedeschi, troppo forte era stato il dolore provocato dall'eliminazione. Maradona divenne un perfetto capro espiatorio. Fu un incontro noioso, salvato solo dalla carica agonistica delle formazioni. All'85° fu fischiato un rigore molto dubbio in favore degli europei. Lothar Matthaus fece il gran rifiuto, non ebbe il coraggio di andare sul dischetto, non ebbe paura di confessare le sue paure, lo tirò di destro il terzino sinistro Andreas Brehme, l'esecuzione non diede scampo al para-rigori Sergio Goycochea e la Coppa prese il volo per la Germania. Il resto del racconto riguarda i miliardi spesi e buttati per costruire gli impianti per la manifestazione, uno sperpero di denaro pubblico. In quel momento il declino del calcio italiano mise una grande pietra iniziale.
(Foto Keystone/Bieri)