Vedendo
oggi le monoposto, in Canada, farsi strada tra muri d'acqua, il
pensiero è subito andato al 1975, Gran Premio d'Austria, con la
vittoria (unica in carriera) dell'uomo da pioggia per eccellenza di
quegli anni, vale a dire il brianzolo Vittorio Brambilla, al volante
all'epoca di una March. Del resto, sotto le precipitazioni i valori
si assottigliano: e le Haas, che hanno fatto benissimo nei primi
giri, grazie alla scelta di montare pneumatici da bagnato, hanno
dimostrato ancora una volta questa teoria, vecchia come
l'automobilismo sportivo. Alla fine, ha vinto Max Verstappen, il
migliore anche in condizioni difficili, e quello più abile a
sfruttare le situazioni tattiche, come l'ingresso della Safety Car.
Notte fonda, invece, in Ferrari, con Charles Leclerc che ha visto
addirittura la sua monoposto spegnersi ai box. Il commento sconsolato
del monegasco, che si è ritirato il giro successivo, è stato
indicativo del fine settimana da incubo, che aveva visto le Rosse
partire nelle retrovie. Buona invece la prova di George Russel su
Mercedes, autore anche della pole (seppure con lo stesso tempo
dell'Olandese volante): potrebbe essere un segnale di ripresa delle
vetture germaniche, progressi che andranno però confermati nelle
prossime settimane. Frédéric Vasseur ha addebitato il ritiro di
Charles Leclerc a problemi al motore, mentre i guai di Carlos Sainz
dovrebbero essere dipesi dai danni conseguenti a una collisione. In
ogni caso, il fine settimana canadese andrà dimenticato in fretta,
con i tifosi che sperano sia solo un brutto sogno. Non si voleva
certamente credere a una Ferrari competitiva per il Mondiale, anche
dopo la bella affermazione di Montecarlo. Però, queste Rosse
canadesi sono state davvero lente, oltre ogni ragionevole previsione,
e la meteo c'entra sino a un certo punto. In definitiva, un
campanello d'allarme di quelli pesanti, anche se le giornate nere,
nello sport, fanno parte del gioco. Di sicuro, in Ferrari avevano
detto che serviva tempo per digerire le migliorie alla monoposto: la
sensazione, però, è quella dei dolori di pancia. Dei tifosi,
perlomeno.
(Foto Keystone)