CALCIO
"Renzetti? Sarebbe il presidente perfetto..."
Riflessioni a margine della trasmissione Fuorigioco sul calcio regionale
Pubblicato il 11.06.2024 09:23
di L.S.
Tre presidenti riuniti allo stesso tavolo, un direttore generale e il presidente della Federazione Ticinese via skype.
A Fuorigioco, ieri sera, si è parlato di calcio regionale. Assodato che Bellinzona, e soprattutto Lugano, sono in questo momento di un’altra categoria, dietro c’è un movimento che si batte per cercare di restare nelle zone alte del nostro calcio.
Dalla Seconda Interregionale in su, non si possono più chiamare “Minori”.
No, questo è già un calcio importante, con giocatori forti e con budget di centinaia di migliaia di franchi.
E così, con Antonio Caggiano (Paradiso), Carlo Burà (Taverne), Mauro Cavalli (Locarno) e Virginio Prisco (Collina d’Oro), si è discusso delle problematiche e delle ambizioni di queste squadre.
Ne è emerso un quadro sofferente, con club che vorrebbero ma non possono, confrontati sempre più spesso con problemi finanziari.
I giocatori, che rimbalzano da una squadra all’altra, giocano felicemente al rialzo e obbligano i club a grossi sforzi economici. A volte insostenibili e, diciamolo pure, incomprensibili.
Il Taverne (Prima Lega), per bocca del suo presidente Burà, avrebbe difficoltà nell’allestire la squadra del prossimo anno. Il Collina d’Oro gli avrebbe “scippato” l’allenatore Lanza e il direttore sportivo Stagno, e sarebbe pronto a portargli via anche alcuni giocatori.
“E adesso come faccio la squadra?”, ha tuonato Burà. È sembrato invece più tranquillo Vittorio Bevilacqua, nuovo tecnico del Taverne, intervenuto al telefono. Dopo 20 anni trascorsi in Romandia, Vito torna a casa. Anche se è stato lontano dal calcio ticinese per due decadi, la sua esperienza (ha 65 anni), potrebbe rivelarsi importante.
Il Locarno invece non può far altro che recitare il “mea culpa” per la promozione mancata, nonostante gli investimenti. Mauro Cavalli (nella foto) non nasconde la delusione e parla apertamente di “fallimento”. Più onesto di così… Matt Rizzetta, l’investitore italo-americano, è ormai un ricordo, mentre Renzetti, sempre vicino al club, sarebbe l’uomo giusto per rilanciare le bianche casacche. Difficile però che l’ex presidente del Lugano abbia voglia di rimettersi ancora in gioco. Anche se a Cavalli farebbe un piacere enorme: “Renzetti presidente? Magari! Gli lascio il posto domani mattina. Sarebbe la persona perfetta”.
A Paradiso è stato un anno sull’ottovolante: un girone di andata eccezionale e un ritorno più in sofferenza. Un buon quarto posto finale. Parallelamente tante polemiche extra calcio. A partire dalla tribuna, bloccata dal comune di Collina d’Oro per delle misure che non rispettavano il progetto, alla licenza poi ritirata per mancanza di un campo in cui giocare in caso di promozione in Challenge League. Un problema che si ripresenterà anche in futuro, almeno finché non ci sarà il nuovo Cornaredo. Poi, forse, Lugano potrebbe dargli una mano. Chissà.
E il Collina d’Oro? L’unica squadra a ottenere la promozione (dalla Seconda Inter alla Prima Classic), sembra un club che sa quello che vuole. Il direttore generale Virginio Prisco ha lodato la struttura del suo club, ma è evidente che una figura come quella del presidente Ermotti sia catalizzatrice a tutti i livelli. Insomma, beato chi ce l’ha. E sono state belle le immagini del numero uno di UBS, che sabato pomeriggio premiava con le medaglie i suoi giocatori.
Si è parlato anche di collaborazione con il Lugano, che però è oggettivamente difficile da mettere in pratica, visto l’abisso che esiste tra i bianconeri e gli altri club.
Il presidente della Federazione Ticinese di Calcio Fulvio Biancardi, ha poi speso parole di elogio per quei presidenti che si mettono ancora a disposizione per la gestione di club che, come detto, sono diventati molto impegnativi. A volte troppo.
Trovare persone che abbiano tempo, voglia e soprattutto disponibilità finanziarie, non è certo facile. Soprattutto, come in questi casi, persone del nostro territorio. 
E allora, tra lamentele, campanilismo e qualche soddisfazione, si andrà ancora avanti. Fino a quando non si sa.
Una cosa però certa: anche a questi livelli, il calcio è ancora vivo. E ogni tanto, è giusto parlarne. Perché, checché se ne dica, continua a far discutere.