Nostro
padre, che ha collaborato dalla fine degli anni 50' del secolo scorso
sino a fine '70 con la Squadra Corse della Ferrari (ai tempi era uno
sola, più o meno sino a metà degli anni'70), ci raccontava che, se
nella stagione arrivavi davanti a tutti a Montecarlo e a Le Mans,
l'annata poteva dirsi positiva, anche senza il titolo mondiale Marche
o quello piloti in Formula 1. Ora non ci sono più solo le immagini
in bianco e nero il giorno dopo sui giornali ma i social,
in
tempo reale, attraverso i quali abbiamo potuto raccontare, a chi ci
segue su Twitter,
l'edizione 2024 della 24h di Le Mans. They
did it again, dunque:
la Rossa (questa edizione la numero 51 guidata da
Nielsen/Molina/Fuoco) ha preceduto tutti al traguardo, in un'edizione
caratterizzata dalla pioggia, e dalla necessità di centrare la
giusta strategia, tra cambi gomme e ingressi in pista della Safety
Car. L'intuizione
decisiva, al muretto Ferrari, è stata una sosta imprevista della
499P numero 50 ai box per sistemare una portiera difettosa. Questo ha
consentito alla vettura di fermarsi una volta in meno delle altre
macchine di punta, precedendo così la Toyota Gazoo Racing numero 7
che pure, nel finale, aveva i parziali migliori. Al quinto posto,
fuori dal podio, la numero 8 dell'elvetico Sébastien Buemi, mentre
la scuderia di Maranello ha completato il trionfo con la conquista
del gradino più basso del podio da parte dell'equipaggio numero 50,
vincitore della passata edizione, quella del Centenario. Il finale è
stato decisamente al cardiopalma, con la Ferrari numero 51 che si è
uscita ai box per l'ultimo rifornimento alle 15.14, cioè a poco più
di 45' dalla bandiera a scacchi, rientrando al terzo posto dietro
alla Toyota numero 7 e all'altra Ferrari, le quali si sono entrambe
fermate 6' più tardi. Nei giri finali, quindi, con i giapponesi
dietro a inanellare giri veloci, c'era il rischio che l'auto
battistrada potesse rimanere senza carburante. Molto abile, quindi,
la tattica di gara tenuta dal muretto Ferrari e in pista dal danese
Niklas Nielsen, in quel momento al volante, per arrivare in fondo:
obiettivo centrato, e grande festa finale, per il secondo anno
consecutivo. Chi ci legge sa che siamo dei tradizionalisti. Chi ci
conosce di persona sa che abbiamo i capelli grigi, la pancetta e una
biblioteca affollata di libri sul vecchio automobilismo, oltre a
conservare come reliquie alcuni biglietti ingialliti di
corrispondenza tra nostro padre e quel mondo, rosso dal vivo e in
bianco e nero nelle fotografie. Certo, oggi le cose sono diverse, coi
motori ibridi, il BOP e tutto il resto. Però la pioggia, le luci
nella notte, l'alba e soprattutto quel rumore, diverso da quello di
quegli anni però così simile, il Cavallino sulle macchine e nel box
di Maranello sono un filo conduttore tra quel mondo ormai lontano nel
tempo e quello di oggi. Dopo aver visto in settimana, seppur di
sfuggita, le auto storiche della 1000 Miglia, non c'era niente di
meglio di questo week end. Da qualche parte nostro padre e l'ingegner
Mauro Forghieri, colleghi progettisti e amici nella vita, avranno
visto e sentito. E ci piace pensare che staranno festeggiando
nell'unico modo possibile: pane, salame e lambrusco.
(Foto Keystone)