Tattica, trame di gioco, movimenti senza palla, l'attacco dello spazio, pressing ma alla fine al tifoso interessa esclusivamente: il gol. E se lo aspettano da un giocatore in particolare: il centravanti. Ha indosso il numero nove e ha la responsabilità di guidare l'attacco. La manovra ha lui come terminale e come punto di riferimento. È la soluzione del problema, pone la certezza, mette ordine al caos. È un calciatore ambito e pure costoso. I grandi interpreti, negli ultimi anni, scarseggiano. Gli allenatori si sono inventati “el falso nueve”. Tutti si possono infilare nella porzione solitamente occupata dal bomber classico. Ma il centrattacco è scomparso, non si trova. Dov'è il calciatore alto e possente? Colui che deve occupare l'area e se possibile dominarla. L'Europeo conferma questa tendenza, mancano grandi interpreti di questo ruolo. La Germania ha deciso di fare senza, davanti ha schierato Havertz e poi ha puntato su centrocampisti che si buttano in area. Al debutto Kane (nella foto Keystone) ha giocato come al solito, molto movimento, ha aperto gli spazi per i suoi compagni, ha generosamente aiutato i suoi anche in difesa, la porta non l'ha quasi mai vista. Vlahovic è stato nervoso e molto impreciso. Le sue potenzialità rischiano di rimanere inespresse, il suo agonismo, molto spesso, gira a vuoto. L'Italia spera che Scamacca possa salire di livello ed essere all'altezza della situazione. La Spagna si gode Morata, ma il nostro veleggia oltre la trentina. Il Belgio il suo attaccante ce l'ha, corrisponde ai crismi previsti, ai dettami antichi. Ma si è involuto. Lukaku, contro la Slovacchia, è stato sfortunato: gli sono stati annullati due gol. Ma si è divorato almeno due gol. Sembra essere preda di una maledizione: non è determinante nelle partite decisive. La sensazione è che sia nella parabola discendente. Ci sarebbe poi Sesko della Slovenia, gioca nel Lipsia e costa quasi 60 milioni. Oltre non c'è nulla da segnalare. Rimane solo il ricordo di grandi interpreti di un ruolo che fu.