EURO2024
Il calcio non è l’oppio dei popoli
Lo sport insegna che non è fuori dalla realtà e che anche gli sportivi possono parlare di politica
Pubblicato il 18.06.2024 15:36
di Giorgio Genetelli
In un momento disperato e che sembra infinito, la nostra amata Europa gioca a calcio, cercando una fratellanza impossibile nella politica, nella religione, nella cultura. Ma anche in questa meravigliosa comunanza di colori e volti si annida l’idiozia. Quella dei casseur che preparano agguati con coltelli e bastoni (sono tifosi solo nell’accezione malata della parola). Quella dei governanti che si gonfiano il petto per un gol. Ma pure quella degli indifferenti, che si presumono migliori perché non si adeguano al popolo del pallone e che lo considerano “Oppio dei popoli” tirando in ballo pensatori defunti, come se l’oppio non fosse milioni di volte meglio delle guerre e dei morti per cause efferate e altrui. Lo so, è un discorso che sembra fuori dallo sport, e invece no. Lo sport insegna che la meglio gioventù può giocare con agonismo, rispetto e lealtà, senza doversi piegare ai colpi di cannone e alla retorica della patria e della famiglia. Lo sport insegna che dopo una sconfitta c’è sempre la possibilità di una rivincita, senza che nessuno ci lasci la pelle in nome di falsi valori come la difesa dei confini tracciati per dividere con odio e ferocia. La sconfitta, nello sport, è un valore tanto quanto la vittoria, è un gioco delle parti onorevole e per il quale andrebbero aboliti termini come “vergogna”, abusati in caso di delusione da tifosi e commentatori. Nessuna vergogna, se qualcuno è stato più bravo di te. Lo sport insegna anche, e finalmente viene da dire, che non è fuori dalla realtà, che gli inviti a un mondo migliore possono esternarli anche i calciatori (vedi Thuram, vedi Mbappé), e non solo è un diritto, ma è un dovere pubblico. Rappresentano le nazioni, è vero, e l’anacronismo degli inni è lì a ricordarlo, ma le squadre di calcio sono poi solo squadre di calcio, con il loro piccolo/enorme esempio di solidarietà e di ricerca del bello tra esse stesse e gli avversari. Il calcio è di tutti, ha detto un amico parafrasando, appunto, Marx. Se i masters of war, tutti i padroni delle guerre grandi e piccole, guardassero le partite e nel paragone si sentissero miserabili, un piccolo sentiero si traccerebbe nei rovi che scarnificano le nostre coscienze. Dunque: forza ragazzi e ragazze, alzatevi e giocate, siamo con voi. Viva l’Europa, viva la Terra.