EURO2024
La Spagna ingannevole come i conigli del Fantasios
In questo precipizio comportamentale dove ogni dramma è un falso, tocca aggrapparci al carro dell’estetica
Pubblicato il 21.06.2024 12:19
di Giorgio Genetelli
Ormai siamo alle solite idee di retroguardia, neanche troppo dolci perché contemplano sì finezze, ma pure calcioni anni Settanta. Per farcela a noi vecchi, il tempo presentissimo è fatto da falletti, cadutine, urletti, simulazioncine in un teatrino da chierici, o meglio chierichetti, diretto verso la bontà apparente dagli arbitri, che dal canto loro si vestono in nero di rado per non apparire smaccatamente preteschi. Allora, in questo precipizio comportamentale dove ogni dramma è un falso - perfino le cicladi tattiche di allenatori preoccupanti - ecco che ci tocca aggrapparci al carro dell’estetica, quello dove sta scritto che “vogliamo essere meglio della playstation”. E quindi, perso per perso, dateci la Spagna, sì, che già con Quijote non scherzava, quella squadra dove un tempo battevano il ferro i Goikotxea e gli Hierro e ora invece svolazzano minorenni che a furia di tunnel hanno ridotto l’Italia a colabrodo, e quelli della Val di Susa a protestare perché la Torino – Lione non la vogliono (è un inciso). E la Spagna ce l’hanno data, con tutta la sua idea di calcio, così avanzato da non avere nemmeno un graffio sulla fiancata, o una gomma con meno pressione, o il freno che cigola, o il tergicristallo che fa prut prut. Tutto liscio e perfetto da essere semplice: tecnica e piacere. Dimentichiamoci dunque Roy Keane, Schwarzenbeck, Passarella, Kroczinski o il Pepe prima maniera (c’è ancora, ma quanti tormenti si porterà dentro, povero): qui si dirige in guanti bianchi e alle tome con argh di Chiesa, o chi per esso, si oppongono dribbling di Williams e Yamal, sulle punte come la Fracci e ingannevoli come i conigli del Fantasios. Godiamocela fin che si può, perché c’è in giro la voce, ma io non ci credo, che la congrega arbitrale dell’universo, per il timore di restare inoperosa e invisibile, stia studiando una punizione severa per chi completa venti passaggi di fila senza buttarsi a terra o reclamare.