EUROPEO2024
I meriti svizzeri e i demeriti italiani
La partita, a senso unico, ha ribadito la superiorità dei rossocrociati
Pubblicato il 29.06.2024 18:55
di Silvano Pulga
Alla fine avevamo detto che la Svizzera poteva vincere, e lo ha fatto, usando proprio le armi che avevamo previsto che avrebbe utilizzato: una maggiore consapevolezza, che deriva da schemi certi e da meccanismi oliati. Aggiungiamoci anche una pressione mediatica che sicuramente c'è, ma che non è mai stata spasmodica: alla Nati si chiedeva di arrivare a gli ottavi, e di vendere cara la pelle nella fase a eliminazione diretta. La missione è stata compiuta, compreso l'aver raggiunto i quarti di finale, battendo una nazionale di tradizione, tra l'altro nei tempi regolamentari. Se ci aggiungiamo che, in chiave ticinese, quello di questa festa di San Pietro e Paolo (in Italia non lo è più dal 1977, ma tant'è) era un derby a tutti gli effetti, c'è di che essere soddisfatti.
Vittoria netta, ottenuta all'inglese (un gol per tempo), ma con un gioco migliore, contro un'Italia quasi mai capace di rendersi pericolosa, eccezion fatta per un'occasione fallita in modo abbastanza clamoroso da Gianluca Scamacca, e per il quasi autogol di Schär, nella ripresa. Una Svizzera ordinata, ancora una volta capace di fare meglio nell'uno contro uno, che ha palleggiato bene pur non avendo il dominio nel possesso palla, ma che ha tentato di tirare verso la porta avversaria 16 volte, contro le 9 degli avversari: e la chiave dell'incontro, probabilmente, sta tutta lì.
Meriti della Svizzera, certamente, ma tanti demeriti dell'Italia. Gli azzurri, all'ennesimo nuovo esperimento di Spalletti, con l'inserimento di elementi freschi con annesso cambio di schema e modulo di gioco, si sono dimostrati molli, incapaci di ripartire in modo efficace ma, soprattutto, senza la grinta necessaria in situazioni di questo tipo: un ingrediente da sempre indispensabile in una squadra di calcio ma che, tradizionalmente, ha fatto sempre parte del bagaglio mentale della nazionale d'oltreconfine.
Il gol di Remo Freuler è stata proprio la fotografia di questa situazione: certamente l'ex giocatore del Lucerna è stato abile a cercare la profondità, ma è stato perso del tutto dalla retroguardia e dalla mediana di centrocampo italiana. Gigio Donnarumma avrebbe dovuto coprire il proprio palo, visto che Gianluca Mancini, seppure anticipato, copriva quello lontano, consentendo all'avversario di concludere esclusivamente proprio nell'angolo teoricamente di competenza del portiere. Vero che il terzino della Roma ha toccato la sfera calciata dal rossocrociato, ma la conclusione non era irresistibile. Il portiere del PSG però, già troppo spostato a coprire il palo lontano, ha poi addirittura cercato la parata con i piedi. Anche il gol di Ruben Vargas è stato di ottima fattura e, in questa occasione, nulla poteva fare l'ex portiere del Milan: ma è anche vero che nessuno è andato a chiudere lo specchio della porta all'attaccante del l'Augsburg, che ha calciato con 4 avversari che lo osservavano, a debita distanza.
Comunque, la mela non cade lontano dall'albero: anche davanti a una prestazione degli azzurri che a noi, purtroppo coi capelli grigi, ha ricordato un Italia-Polonia 1-2 ai Mondiali del 1974 (sempre in Germania, anche se ai tempi ce n'erano ancora due), che ebbe come risultato di rispedire a casa la compagine ai tempi guidata da Ferruccio Valcareggi, bisognava essere pronti a raccogliere il frutto. E i ragazzi di Murat Yakin c'erano, in una prestazione che ha ripetuto, nei contenuti, quella ottima con la Germania. Solo che, questa volta, non ci sono stati i cali di tensione di quella partita, probabilmente per la consapevolezza che, a questo giro, la posta in palio era molto più importante. Il tecnico è quindi riuscito a far passare il proprio messaggio, probabilmente anche grazie al lavoro, al suo fianco, di Giorgio Contini, ottimo conoscitore di calcio e di uomini. Ora, si festeggi: ci sarà tempo per pensare agli avversari da incontrare ai quarti.
(Foto Keystone)