Pasolini,
provocatoriamente, sosteneva che il calcio fosse l'ultima
rappresentazione sacra del nostro tempo. Un vero e proprio rito,
anche se è ritenuto un momento di evasione. Uno spettacolo che ha
sostituito il teatro. Il rito è una sequenza di comportamenti, segue
un preciso codice. E ha dei simboli. Il simbolo mette assieme,
unisce. Consente il riconoscimento e crea un legame. Non ha nessuna
intenzione di spiegare, ma trasmette un significato attraente e
ammaliante. Nel calcio la summa del simbolo è rappresentata dalla
maglietta e dai suoi colori. La maglietta nel calcio
rappresenta un simbolo potente. Innesca un processo di
identificazione, per i tifosi è una sorta di “seconda pelle”.
Va indossata con orgoglio e rispettata. È l'effigie dell'onore. E la
parte che si contrappone agli altri. I colori sono come dei fari
notturni che guidano la rotta di una nave nella notte. Sono
l'orizzonte a cui rivolgere lo sguardo. Non sono ammessi oltraggi,
altrimenti la condanna è definitiva e senza appello. Un tempo quando
si parlava di casacche, queste erano solo due: la maglia utilizzata
in casa e quella in trasferta. Era intonsa. Era il nitore della
tradizione. C'era scritto solo il numero del giocatore. Poi tutto è
cambiato. È intervenuto il marketing. E via alle terze, alla quarte
divise. I colori classici sono stati rivisti. La modernità è
giovane, si deve inseguire la moda, è quella la categoria
esistenziale ritenuta essenziale. Bisogna rinnovarsi continuamente:
via le pastoie di un passato stantio. Il mantra è vendere un
prodotto: ogni anno diverso. Le squadre costano. Restare ad alti
livelli significa che che ci devono essere ricavi consistenti. È
innegabile che il ruolo degli sponsor non può essere sottovalutato.
E ci deve essere un ritorno. L'FC Lugano ha presentato la sua
nuova maglia, la definisce: elegante, innovativa e rispettosa della
tradizione. E tuttavia, non tutta la tifoseria è convinta di questa
scelta, anzi. Il rilievo è che manca un elemento essenziale: la “V”.
Ergo: è assente una parte essenziale del tempo che era e che ha
contribuito a fare la storia. Il dibattito è innescato, è naturale
che ci siano discussioni. E come sempre torti e ragioni rischiano di
confondersi.
(Foto Chiara Zocchetti)