EUROPEO2024
La Svizzera di Settanta anni fa…
Già allora in Italia si ironizzava sui rossocrociati e li si ‘bastonava’ pure…
Pubblicato il 01.07.2024 07:08
di Enrico Lafranchi
Luciano Spalletti è proprio uscito male dall’umiliante sconfitta di Berlino. Gli stessi media del Bel Paese non lo hanno risparmiato.
I tempi sono cambiati anche per l’Italia, necessariamente non per quella del tecnico vincitore dello scudetto col Napoli che apparentemente ha creduto bene di fare dell’ironia sulla Svizzera.
Per il Corriere della Sera “l’impressione è che non ci saranno esoneri, ma niente è scontato”. Dunque si va avanti così (Gravina dixit). Per l’inviato, Carlos Passerini “una cosa è certa: il c.t. non ha alcuna intenzione di dimettersi e lo ha detto chiaro e tondo con due espliciti riferimenti al futuro di questa Nazionale. Il primo: la strada verso il Mondiale sarà durissima, ma lo vedremo più avanti. Il secondo: dovrò provare a fare delle scelte differenti, ci vuole gente che abbia più gambe e più scocca, al di là della qualità”. Eh già… Passerini, oltre ad avere qualche dubbio, su come Spalletti pretende di giustificare la débâcle non si trattiene: “Siamo a casa. E brucia”.
Dicevamo come i tempi sono cambiati da quando i rossocrociati erano presi alla stregua di ‘contadinotti’, ‘scarponi’ e ‘spacca gambe’. I media di oggi sono professionali, non hanno più di questi ‘cattivi pensieri’ (anche se qua e là in RAI inizialmente, vedi Eraldo Peci, ci ha ‘innaffiato’ di spiritosaggini - dopo la nostra vittoria sull’Ungheria): “Ho sentito quattro macchine suonare il clacson a Berna” (grande spirito di un ex calciatore, complimenti!).
Non tutti se lo ricorderanno, settanta anni fa si era giocata un’amichevole internazionale al Comunale di Bellinzona (!), gremito all’inverosimile (13 mila spettatori). Correva il mese di dicembre, un freddo boia (noi c’eravamo, ndr), in alcune fotografie fa ancora bella mostra, sulla collina di Artore, la neve. È in cartellone Svizzera-Italia! Si tratta delle due compagini ‘cadette’, non delle prime squadre. Su ‘Sport Illustrato’ campeggia questo titolo a piena pagina: “Passeggiata a Bellinzona”. L’inviato Giorgio Susini: “Per poter dire qualcosa degli italiani con riferimenti esatti dobbiamo prima spiegare con un breve capitolo i padroni di casa. Quel che pensiamo del loro valore calcistico… Certi stop facevano rabbrividire, certi tiri di punta (!) ci ricordavano le nostre prodezze da oratorio. Sul piano tattico poi, nebbia assoluta. Gli svizzeri hanno assunto lo schieramento <nazionale> del catenaccio… In difesa, escludendo dal mazzo l’eccellente Pernumian e il biondo Zehnder, gli altri hanno accusato l’età o l’insufficienza. Per quanto riguarda il resto della squadra vorremmo non infierire. Basti dire che anche quando gli azzurri si sono mostrati più compiacenti, il loro attacco è riuscito a esprimere in tutto e per tutto due tiri a rete. Vorremmo anche sapere come si può giocare il ‘tourbillon’ con due cammelli come Häuptli e Scheller…”. Come si vede, sarcasmo e derisione correvano a ruota già in quegli anni. Per fortuna non è stato sempre e solo così. Dalla “Pioggia azzurra” del Ticino, nell’incontro tra le due nazionali B (elvetici con in campo un altro granata, Genetelli, e la ‘bianca casacca’ Giulietti), al sole della Sicilia, che ha fatto da sfondo all’incontro tra le due nazionali maggiori, il modo di trattarci è stato diverso. La Svizzera, sconfitta a Palermo due a zero, aveva schierato: Parlier, Neukom, Robustelli (il Fausto granata), Casali, Mauron, Schmidhauser (allora in forza al Lugano), i rossoblù Chiesa e Riva IV (ah che tempi, quanti ticinesi! – Ndr), Antenen, Hügi II e Fatton. Differente anche il commento dei loro media: “Se la seconda squadra elvetica è stata troppo inconsistente per impegnare i cadetti azzurri, risultano ancora insoluti i problemi tecnici e morali che da tempo assillano la nostra Nazionale. La partita? Anche se è stata vittoriosa ha chiaramente dimostrato che invece di un progresso abbiamo forse fatto un passo indietro. Il calcio di rigore ingiustamente accordato nei primi minuti in favore dei nostri azzurri, praticamente li ha svantaggiati in quanto i rossocrociati hanno reagito con rabbia a questa ingiustizia”.
Al contrario dei cadetti, ‘bastonati’ senza pietà (“Tra la nostra fortissima squadra e la sprovveduta seconda squadra svizzera si è vista la stessa differenza tattica che poteva esserci fra le legioni di Cesare e le orde grezze di Vercingetorige”), i nostri prim’attori si erano guadagnati, meno male, un po’ più di rispetto: “Dobbiamo dire che gli svizzeri hanno giocato al massimo delle loro possibilità. Il risultato non li ha premiati ma sul campo non vi è stata grande diversità di valori. Non dico una vittoria, ma un pareggio lo avrebbero meritato per la loro generosità e combattività. Meritano un cenno particolare Fatton, che è un po’ il cervello dell’attacco, Hügi, pronto e deciso, e l’ala sinistra Riva IV che è riuscito a creare le azioni più pericolose sotto la nostra porta. Tutti i rossocrociati devono essere complimentati per il loro comportamento in campo. L’unico appunto che posso fare agli svizzeri è il loro sistema chiamato ‘chiavistello’ che personalmente ritengo un sistema assurdo e sbagliato, sia tecnicamente, sia tatticamente” (Felice Borel).
Eh sì, il ‘chiavistello’ o catenaccio di cui Karl Rappan è stato il padre-padrone…
Magari avremo modo di parlare anche del grande condottiero austriaco. Intanto godiamoci le due ‘sberle’ inflitte all’Italia, Non senza chiederci quale bandiera sventolasse in cuor suo Giovanni Vincenzo Infantino, presidente Fifa, dopo la lezione inflitta da Yakin a Spalletti. Emblematico il titolo del Resto del Carlino: “Nessuna Italia in questa partita”. Gianni forse si sarà consolato con un bicchierino di buon cognac. Cin cin!
(Nella foto KEYSTONE/PHOTOPRESS ) Jacques Fatton affronta la difesa italiana nel turno preliminare dei Mondiali nella partita tra Svizzera e Italia del 23 giugno 1954 a Basilea. La Svizzera vince 4 a 1.