Guardiola, tra idee e visioni
Il centravanti è… un orpello
Il tecnico spagnolo motiva, innova e vince
Pubblicato il 05.05.2021 09:20
di Angelo Lungo
Lo scorso mese di aprile è arrivato a 30. Vincendo la Coppa di Lega, Guardiola ha arricchito il suo impressionante palmarès. E, probabilmente, i trofei aumenteranno, il campionato è quasi vinto e si appresta a giocare la finale della Champions.
Obiezione: ha vinto allenando squadre come il Barcellona, il Bayern e il Manchester City società potenti e dalle grandi disponibilità economiche.
Acclarato.
Ma lo spagnolo è indiscutibilmente un innovatore e non un conservatore: è capace di imporre la sua cifra stilistica.
“Sarei più contento se un mio giocatore mi venisse a ringraziare perché l’ho reso migliore con le mie idee, piuttosto che vincere i titoli. Le coppe finiscono in vetrina e in cantina, il giorno dopo passa tutto. Gli insegnamenti rimangono”.
È un visionario, convinto che il collettivo debba essere unito e compatto, assertore che la sconfitta fa male davvero ma che fortifica e che bisogna festeggiare con moderazione.
Esalta il calcio che richiede coraggio e fantasia, disciplina e capacità di assumersi le proprie responsabilità.
“Non si tratta soltanto di lavorare con giocatori di talento. Devi farli sentire coinvolti. L’impegno comporta un coinvolgimento. Dal coinvolgimento nasce la motivazione: desiderare di fare ciò che si deve fare”.
Guardiola predilige: possesso palla e gioco veloce, ritmi alti e manovra avvolgente, i giocatori devono avere tecnica e lucidità nelle decisioni.
E non propone i medesimi schemi: li mette in discussione e li stravolge.
Nelle due semifinali contro il Psg ha deciso di rinunciare al centravanti. Il capocannoniere della stagione in corso è il centrocampista centrale Gündogan autore di 16 reti, il vice un altro centrocampista, seppure offensivo, Foden che ha segnato 14 gol.
“Non abbiamo un centravanti, perché il nostro centravanti è lo spazio”.
Ma la tecnica è fine a stessa, un grande allenatore motiva, stimola indefessamente. Deve essere un condottiero: saldo nelle sue convinzioni e consapevole delle sue strategie.
“Se vuoi una squadra di invincibili, guidali in modo invincibile. Il leader è lo specchio in cui gli altri si guardano. I grandi leader fanno grandi i propri uomini, i leader senza grandezza indeboliscono i propri seguaci”.
Pep vince perché non si ferma, è alla costante ricerca di un’identità, dove è importante il percorso piuttosto che il traguardo e rivaluta continuamente le sue idee.
Il suo mantra è: passione e movimento.
E l’arcano è svelato: è lui il vero centravanti della sua attuale squadra anche se siede in panchina.