La nostra Svizzera, la nostra terra, la si ama non per
nazionalismo o praticità, ma per il concetto di mondo che identifica, aggiungere
un pezzettino alla volta per riuscire a stare insieme, per tenersi insieme,
mettendo dentro lingue su lingue, dialetti su dialetti, culture su culture,
capacità su capacità. La squadra di calcio nazionale è come se fosse uscita da
questo alambicco in forma di sintesi assoluta e in queste settimane di passione
abbia voluto farsi assaggiare da tutti, una delicatezza su labbra già note o
sconosciute.
Nel calcio ci sono parole da usare con molta parsimonia, ma se proprio si voglia definire Elvetìa (i greci insegnano ancora, se si presta orecchio), ecco, la parola è “Gentile”. La Svizzera è gentile, un cromosoma del nostro patrimonio genetico, che racchiude valori giganteschi e anch’essi da aggiungere pezzo per pezzo, come i Cantoni: ascolto, operosità, inventiva, resistenza, generosità, talento, condivisione.
La gentilezza è stata portata in campo dalla squadra e dai tifosi, mai una protesta, mai un fallaccio, mai un’irrisione, mai un trucco, mai un tuffo, mai uno sgraffigno. È facile dimenticare chi siamo come popolo, i tempi non aiutano, ma nel concetto collettivo della Nazionale di calcio abbiamo (ri)trovato il nostro modo di stare al mondo, gentile, che poi è un modo per non arrendersi mai, per provare e riprovare, come fanno i contadini sui dirupi, o gli impiegati nelle città, o gli artigiani nella precisione del fare le cose per bene. O i giocatori in campo.
La Svizzera esce dal campo imbattuta, saluta e lascia una Costituzione per ciò che deve essere il calcio, e quindi per ciò che vogliamo per la vita: impegno e lealtà. Di più, davvero, non si può.
Nel calcio ci sono parole da usare con molta parsimonia, ma se proprio si voglia definire Elvetìa (i greci insegnano ancora, se si presta orecchio), ecco, la parola è “Gentile”. La Svizzera è gentile, un cromosoma del nostro patrimonio genetico, che racchiude valori giganteschi e anch’essi da aggiungere pezzo per pezzo, come i Cantoni: ascolto, operosità, inventiva, resistenza, generosità, talento, condivisione.
La gentilezza è stata portata in campo dalla squadra e dai tifosi, mai una protesta, mai un fallaccio, mai un’irrisione, mai un trucco, mai un tuffo, mai uno sgraffigno. È facile dimenticare chi siamo come popolo, i tempi non aiutano, ma nel concetto collettivo della Nazionale di calcio abbiamo (ri)trovato il nostro modo di stare al mondo, gentile, che poi è un modo per non arrendersi mai, per provare e riprovare, come fanno i contadini sui dirupi, o gli impiegati nelle città, o gli artigiani nella precisione del fare le cose per bene. O i giocatori in campo.
La Svizzera esce dal campo imbattuta, saluta e lascia una Costituzione per ciò che deve essere il calcio, e quindi per ciò che vogliamo per la vita: impegno e lealtà. Di più, davvero, non si può.
(Foto Keystone)