In
tempi non sospetti ("La rete non dimentica") avevamo
scritto che l'Inghilterra vista nelle prime settimane dell'Europeo
era troppo brutta per essere vera, e avevamo ipotizzato che dietro ad
alcune prestazioni incolori, vi fosse la scelta precisa, da parte di
Graham Southgate, tecnico dei britannici, di centellinare le preziose
energie fisiche e mentali dei suoi, in modo da poterle impiegare nei
momenti caldi della competizione. Certo, il cammino della nazionale
dei Tre Leoni non è stato esaltante come quello della Spagna alla
quale, domenica, gli inglesi contenderanno la coppa. Tuttavia, va
detto anche che i Bianchi d'Inghilterra sono nel frattempo cresciuti,
tanto da giocare, contro l'Olanda, perlomeno nella prima frazione, la
loro gara migliore e, forse, facendo anche vedere una delle più
belle pagine di questo torneo che molti, anche dalle nostre parti,
giudicano di basso livello qualitativo. La differenza, gli inglesi,
la fanno con l'intensità. Sono una squadra fisica, ma con un livello
di talento individuale da capogiro: la somma del valore individuale
dei cartellini viaggia infatti sul miliardo e mezzo di franchi,
milione più milione meno. E, quando alzano il ritmo, quando
verticalizzano in velocità, saltando l'avversario diretto nei duelli
individuali, cercando la profondità, sono una gioia per i nostri
occhi stanchi, che videro dal vivo nel passato giocare Gianni Rivera,
Sandro Mazzola e via via tutti i fenomeni nel frattempo transitati in
quello stadio eretto nella periferia nord di Milano, tanto caro anche
a numerosissimi viziosi di calcio ticinesi. In definitiva, come
avevamo già scritto, nessuna sorpresa. In finale ci saranno due
squadre date tra le favorite alla vigilia. Magari, con un altro
tabellone, potevano esserci la Germania o la Francia al posto
dell'undici guidato da Graham Southgate (che ieri, va detto, piaccia
o no ai suoi detrattori, in patria e nel continente, ha indovinato in
pieno i cambi): tuttavia, dire che gli inglesi, domenica, saranno
dove non dovevano essere sarebbe, dal nostro umile punto di vista,
una blasfemia. Queste, lo sappiamo, sono competizioni dove la
differenza tra il grande risultato e la sconfitta viaggiano su binari
paralleli, e deragliare è facilissimo. La realtà è che, a giocarsi
il trofeo, saranno due tra le migliori del continente. Perché il
calcio non è una scienza esatta ma ormai, sempre più spesso, premia
le migliori e perde per strada abbastanza presto le sorprese e le
squadre simpatia. Che poi non sia necessariamente un bene, quello è
un altro discorso.
(Foto Keystone)