C'era
una volta il Milan targato Fininvest, e la sua maniera di comunicare.
Va detto: ai tifosi capaci di stare al mondo, viziosi di calcio (e
magari attrezzati di un minimo di competenza) piacevano poco certe
interpretazioni sempre positive delle situazioni, che consentì ai
supporter avversari di parlare di "Milanello Bianco",
parafrasando un celebre spot pubblicitario dell'epoca. Specialmente
negli ultimi anni di questa gestione, certe frasi di Adriano Galliani
sui "co-vincitori" o "siamo a posto così", che
prestavano il fianco agli sfottò dei tifosi avversari, mandavano in
bestia il popolo rossonero. Tuttavia, oggi, l'osservatore
professionale, che prova a guardare l'attualità del club milanese al
netto del tifo, resta quantomeno perplesso. Certo, i tempi sono
cambiati, ed è giusto che la comunicazione venga fatta soprattutto
in inglese, a vantaggio dei mercati internazionali: lo fa anche la
Ferrari, sia per la Formula 1 che per il WEC, dove l'unica parola
scritta in italiano è "tifosi". Il messaggio va tarato su
un nuovo target: se è vero che, nel nostro mondo occidentale, quasi
ovunque i giovani sono una minoranza, così non è in altre parti del
mondo, dove le parole devono arrivare, a caccia di altri mercati.
Giusto, quindi, ingaggiare uno youtuber con oltre venti milioni
d'iscritti (l'account X del Milan ne ha poco più di otto milioni,
per avere un'idea delle proporzioni). Però, come minimo, i contenuti
vanno concordati prima. E una registrazione venuta male, magari, si
taglia, o si rifà nuovamente. Se poi mancasse la consapevolezza del
fatto che i contenuti debbano essere positivamente colti praticamente
da tutti, senza dare adito a polemiche, evidentemente siamo di
fronte a un problema. Ma non solo: a molti non saranno sfuggite le
parole di Antonio Conte, quando ha parlato della nuova stagione del
Napoli. Paulo Fonseca, nella conferenza stampa di presentazione aveva
detto, non senza un pizzico di spocchia, di voler proporre un calcio
dominante, da squadra ambiziosa che vorrà fare la partita, difendere
alta e imporsi sull'avversario. Il tecnico dei partenopei, che si
diceva essere stato nel mirino rossonero, e del quale si è già
parlato troppo a Milano (anche, e purtroppo, dalla dirigenza in
occasioni ufficiali), ha risposto: "Dovremo
essere intensi, non voglio una Squadra passiva ma che faccia la
partita. A parole si possono fare gli scienziati, vorremmo essere
dominanti e dire tante cose, poi l'altra Squadra è più forte e ti
mette là dietro e ti devi mettere l'elmetto, perciò parliamo poco,
pochi proclami e più bello sarà sorprendere”. Che
dire? Che ha ragione l'ex tecnico di Juventus e Inter. Abbiamo visto
la conferenza stampa di presentazione dell'Inter, con un Simone
Inzaghi umile, con la chiara volontà di evitare proclami. Fonseca ha
esperienza, e quelle parole in conferenza stampa andavano evitate. E
doveva esserci qualcuno a consigliargli di non dirle. C'è un vecchio
proverbio: la superbia parte a cavallo e torna indietro a piedi.
Questo Milan, superbo a parole ma, sinora, non sul mercato, farebbe
quindi bene a chiacchierare meno. Soprattutto quando lo fa in
italiano.
Calcio
C'era una volta il Milan di Berlusconi
Questo Milan, superbo a parole ma, sinora, non sul mercato, farebbe bene a chiacchierare meno