Tattica,
trame di gioco, movimenti senza palla, l'attacco dello spazio,
pressing ma alla fine al tifoso interessa esclusivamente: il gol. E
se lo aspettano da un giocatore in particolare: il centravanti. Ha
indosso il numero nove e ha la responsabilità di guidare l'attacco.
La manovra ha lui come terminale e come punto di riferimento. È la
soluzione del problema, pone la certezza, mette ordine al caos. È
un calciatore ambito e pure costoso. I grandi interpreti, negli
ultimi anni, scarseggiano. Gli allenatori si sono inventati “el
falso nueve”.
Tutti si possono infilare nella porzione solitamente occupata dal
bomber classico. Perché un dato tecnico è condiviso da numerosi
osservatori: mancano grandi attaccanti. Il centravanti di peso,
quello che sposta gli equilibri, quello che fa da punto di
riferimento. Il falso “nueve”
parte proprio da una situazione di debolezza: non ci sono in
circolazione grandi realizzatori e si cerca di sopperire altrimenti.
Parlare di ciclicità è riduttivo. Sono poche le grandi squadre di
club e le nazionali più forti che possono annoverare un centravanti
di livello. La classifica del miglior capocannoniere dell'Europeo conferma
questa tendenza. Manca quello che un tempo era chiamato “bomber”.
Una penuria preoccupante. La finale dell'Europeo l'ha timbrata un
attaccante-fantasista Mikel
Oyarzabal,
che è subentrato, e la sua posizione sul campo non è da punta
centrale, nel suo club parte molto spesso dalle fasce, o è in
appoggio a un attaccante puro. La Coppa America l'ha decisa invece un
centravanti di vecchio stampo: Lautaro
Martinez.
L'interista ha confermato le sue doti ed è il capocannoniere della
manifestazione con ben 5 gol. Dove sei caro vecchio fromboliere? Dove
sei prezioso goleador? Torna, non al futuro, ma al presente.
(Foto Keystone)