Wimbledon
racconta che Carlos Alcaraz è il più forte di tutti. Il dominio
dello spagnolo è incontrastato. La sua superiorità sui suoi rivali
è netta. Il suo livello non è raggiungibile dai suoi avversari,
solo Sinner, forse, può approfittare dei suoi inciampi. L'erba ha
emesso i suoi verdetti incontrovertibili. Ma il giusto omaggio è da
tributare a un Campionissimo: Novak Djokovic. Il tempo non si può
sconfiggere, fugge veloce, e non ammette ritorni. Lo si può
contenere, con l'abnegazione, con la volontà, ma poi ci si deve
fermare. Non si può andare oltre. Il limite non può essere
superato. Il serbo è una persona intelligente e questo,
probabilmente, lo ha inteso. La finale rappresenta per lui un
grandissimo risultato, ma lo spagnolo attualmente viaggia su alti e
altri livelli. Ma Djokovic è comunque soddisfatto, si è rimesso da un
infortunio e si sente “fiero”. Toccanti ed emozionanti le
sue parole dopo il match. Ammette: “Sono arrivato in finale nel
torneo che ho sempre sognato di giocare. È una benedizione aver
disputato dieci finali a Wimbledon”. E confessa: “Sono un
bambino che ancora una volta vive il suo sogno”. Si è poi
sciolto e si è rivolto a sua moglie: “Ringrazio mia moglie, ti
amo. Grazie ai miei meravigliosi bambini, perché portate il sorriso
sul mio volto ogni giorno”. Ha concluso: “Sono grato di
essere padre di due angioletti che stanno iniziando ad amare sempre
di più il tennis. Non so se avrò abbastanza fegato per fare loro da
allenatore. Ma se vorrete iniziare a giocare, ci sarò per voi”.
Djokovic è uno di quei grandi personaggi che fa discutere e che
divide. Ma la sua grandezza è indiscutibile.
(Foto Keystone)