OFFSIDE
Shaqiri, grazie di tutto
Chiude la sua carriera con la nazionale dopo aver fatto sognare tanti tifosi
Pubblicato il 16.07.2024 09:35
di L.S.
Shaqiri ha deciso: basta Nazionale.
Una decisione che scuote il nostro calcio ma, che alla luce di questo Europeo, non sorprende più di tanto.
In Germania ha avuto poco spazio: decisamente non sufficiente a chi ha sempre amato sentirsi protagonista.
Shaqiri vuole tutto o niente: è sempre stato così. E in fondo, è stata anche la sua forza.
Niente, o poco, con alcune squadre di club, tra cui anche i Chicago Fire. Tre anni che hanno suscitato recentemente le pungenti dichiarazioni di Georg Heitz, braccio destro di Mansueto nell’Illinois.
Tutto, o quasi, con la nazionale. Soprattutto quando contava, quando tutti si appoggiavano al suo talento.
La “giocata” di Shaqiri era uno dei momenti più attesi di ogni partita dei rossocrociati: si sapeva, anzi, si era certi, che presto o tardi avrebbe tirato fuori un numero che solo pochi campioni sanno fare. Poco importa se per il resto della partita Shaq “camminava”, trotterellava qua e là stancamente. Un corner, una punizione, una conclusione con il suo temibile mancino o addirittura una rovesciata: come vedeva lui la porta ce ne sono stati pochi nella storia della nostra nazionale.
Ha segnato negli ultimi sei maggiori tornei internazionali, facendo meglio addirittura di Ronaldo. Numeri che non sono certo passati inosservati agli esperti di calcio internazionali, increduli nel vederlo in panchina.
Ma Shaqiri, come detto, è stato soprattutto uomo dei grandi appuntamenti.
Non è mai stato il giocatore della continuità, di un campionato lungo e faticoso, dove bisognava restare sul pezzo per tutto l’anno.
Lui amava la magìa di una notte, lo stimolo di uno scatto e di un gol che potevano fare la differenza.
Cosa che, purtroppo per lui, non è più tollerata nel calcio di oggi. Dove i calciatori sono prima atleti e poi artisti.
Per gente come lui non c’è più spazio. Giusto, sbagliato? Non esiste una verità, esiste soltanto una realtà.
E anche lui, sembra essersene accorto.
Ora deve pensare al suo futuro, all’ultimo pezzo della sua carriera.
Che in mezzo a mille discussioni sul reale apporto di questo giocatore, resterà comunque indelebile. E che tra tanti, tantissimi anni, la gente si ricorderà ancora.    
Quella gente che lo ha sempre amato e che in questi lunghi anni ha comprato la sua maglietta. Perché lui, era e resterà, un simbolo del nostro calcio.
(Foto Keystone)