Calcio
La storia di un fuoriclasse senza tempo
E di un allenatore che si crede il più grande di tutti
Pubblicato il 18.07.2024 07:25
di Angelo Lungo
Il 17 luglio del 1994, allo stadio Rose Bowl di Pasadena, si disputò la finale del Campionato di calcio. La vittoria andò al Brasile, che sconfisse ai rigori 3-2 l'Italia. Sbagliarono dal dischetto: Marcio Santos; Baresi; Massaro; Baggio. Eppure nella memoria l'errore di Baggio è quello più ricordato. Sono passati trent'anni e si ritorna a parlare di Sacchi e Baggio. Chi è Arrigo Sacchi? Attualmente è una sorta di oracolo, dispensa il suo verbo dalle colonne della “Gazzetta dello Sport”. Ha ricostruito a modo suo quell'evento, sottolineando l'errore di Baggio e ha operato una ricostruzione storica di quei tempi molto personale. Il personaggio ha goduto e gode di una formidabile (potente e possente) macchina mediatica che lo ha fatto assurgere a icona del calcio mondiale. È ritenuto un innovatore, un rivoluzionario del calcio. Ha vinto: uno scudetto all'ultimo respiro contro il Napoli; due Coppe dei Campioni, all'epoca partecipavano alla manifestazione solo le vincenti del Campionato, erano anni in cui le inglesi erano assenti per via degli hooligans. Era un fautore: del 4-4-2; del pressing asfissiante; del fuorigioco come arma tattica. Il modulo era la sua ossessione. Niente di autenticamente rivoluzionario a livello internazionale. In Italia, dopo di lui, tutti hanno cominciato a schierare la difesa a 4. Chi è Roberto Baggio? Un fuoriclasse assoluto. È stato martoriato dagli infortuni, ma il suo calcio era geniale. Non aveva un ruolo preciso, ma poco importa: le sue giocate erano deliziose, le sue punizioni delle pennellate d'autore. Era sopraffino, un raffinato, toccava la palla in maniera delicata. Era un artista. Era al di sopra di ogni schema e modulo. L'organizzazione tattica la stravolgeva. Fosse in attività, sarebbe uno dei migliori al mondo. Baggio, in quel Mondiale, l'Italia la trascinò in finale, arrivò all'atto conclusivo infortunato. Mentre Sacchi la storia la riscrive a modo suo e continua a considerare il giocatore un dettaglio, Baggio conferma la sua grandezza anche come uomo, e ha scritto: “Se riusciamo in qualcosa siamo spesso invidiati; se manchiamo uno scopo siamo ridicolizzati. Dolore e sofferenze possono ritrovarsi sul cammino di ognuno. Ma è proprio in questi momenti che non vi dovete far sconfiggere. Non mollate mai. Non retrocedete mai”.
(Foto Keystone)