Televisione
Tutti vorremmo andare a Temptation Island
Amore che vieni, amore che vai
Pubblicato il 26.07.2024 05:44
di Angelo Lungo
Lo spirito del tempo è implacabile, è un vento che spira possente e non concede tregua. Il fatto: la Rai ha dovuto sospendere il programma “Noos” di Alberto Angela, ascolti non soddisfacenti. La proposta di una divulgazione culturale è stata respinta: il tentativo è fallito e non poteva essere altrimenti. Noos in greco antico indica la facoltà di comprendere, nello specifico significa intelletto. Ha stravinto una trasmissione della tv commerciale: “Temptation Island”. Il titolo è in inglese e via la prima fitta, che colpisce come uno stiletto affilato la parte sinistra del corpo. Il duello non ha avuto luogo, era perso in partenza. Nella società liquida trionfano i sentimenti liquidi, ed esposti pubblicamente. È l'affermazione di un desiderio continuo, che si manifesta nel consumare il sentimento come fosse un oggetto. Perché questo successo? I temi che affascinano e inquietano l'uomo sono quattro o cinque. Uno di questi è l'amore. Coppie di fidanzati si mettono alla prova, si dividono, e sono tentati. I protagonisti sono giovani, hanno corpi scolpiti e che esibiscono, poco importa che siano naturali o meno, l'età diventa un dettaglio, il pubblico ammaliato coinvolge diverse generazioni. L'isola e lo scenario hanno una forza dirompente e la tentazione si impone con la tutta la sua veemenza. Gli innamorati vacillano e cadono. Il motivo è semplice: sono concentrati su sé stessi, sul potenziamento del proprio io, l'altro è un inciampo, facilmente sostituibile. Non manca il finto dramma, connotato da: lacrime; accuse, recriminazioni; rimpianti. Lo spettatore è esaltato, vede qualcuno e lo percepisce peggio di lui. Lo schema è quello di una breve telenovela, dove non ci sono filtri, tutto è pulsione, tutto è istinto. Viene sublimato l'amore passione, quello che non necessita l'ascolto, la condivisione, la complicità, l'apertura e l'accettazione dell'altro. E l'io che esplode nell'ego. Il programma è icastico, è pura sociologia: mostra non uno spaccato ma una tendenza ineluttabile. La tv commerciale la sua partita l'ha vinta da tempo e senza eccessivi sforzi. Ha capito cosa voleva la gente e gliel'ho dato. E quando le persone sono diventate individui, il paese è caduto ai suoi piedi, e si è consegnato volutamente.  Siamo tutti Temptation Island e vorremmo essere tutti in quel luogo. Altro che piazza, ora c'è il falò: una spiaggia favolosa; un tronco; un fuoco; la luce delle stelle; un tablet. È la società dello spettacolo, è l'affermazione del sé. E non si può fare niente.