Valentina
Vezzali è nella storia del fioretto. Ha vinto di tutto. La sua
voglia di primeggiare e dominare era proverbiale. Spiega che nello sport ci vogliono
“Testa e voglia”. Quando perdeva tornava a casa
“infuriata”. Ha criticato pesantemente le ragazze
italiane del fioretto, per la mancanza di carattere e di cattiveria
agonistica. Elisa di Francisca, come noto, ha ascoltato le parole
della nuotatrice Benedetta Pilato, arrivata quarta, e le ha trovate
“assurde e surreali”. Non ci doveva essere soddisfazione,
ma solo grande delusione e quasi disperazione. Sulla stessa linea è
l'ex-pugile Patrizio Oliva, sostiene che un atleta deve combattere
fino allo stremo e “con grinta”. La tesi è che non ci
devono essere alibi. La ricerca della medaglia d'oro significa che
bisogna essere spietati, concentrati alla spasimo, determinati e
feroci. L'obiettivo deve essere perseguito con tenacia e senza
indietreggiare. Altro che l'importante è partecipare, oppure
vogliamoci tanto bene. Si vince perché non c'è nessun altro orizzonte,
perché l'occasione è unica e irripetibile. L'avversario deve essere
un ostacolo da superare e battere. Il pensiero è chiaro: serve
essere spietati, il buonismo è consolatorio, non ripaga dei
sacrifici, della sofferenza per gli allenamenti duri. Elisa di Francisca
ha raccontato che con “Vezzali finimmo quasi alle mani in
pedana, l'arbitro era imbambolato”. Le due erano acerrime
rivali. La sua filosofia era chiara: “Le cose le dico sempre in
faccia, ma se diventi mio nemico nella vita e mi fai soffrire io ti
ti dichiaro guerra”. E anche nello sport era così.
(Benedetta Pilato nella foto
Keystone)